La seduta monotematica di Consiglio comunale, presieduta dal vice presidente del Consiglio comunale Biagio Tribulato, svoltasi ieri con all’ordine del giorno i lavori di ristrutturazione e restauro del Castello svevo, non ha chiarito i dubbi sulla necessità o meno di eseguire le demolizioni della struttura carceraria. Dal mondo accademico e dell’associazionismo pro e contro all’abbattimento delle sopraelevazioni realizzate nel 1890. La Regione fa sapere che i lavori saranno preceduti da nuove indagini. Il Consiglio ha redatto, infine, un breve documento. Stigmatizzata l’assenza della Sovrintendenza ai Beni culturali di Siracusa.
“I consiglieri comunali nel ringraziare la Regione Sicilia per la disponibilità manifestata in questa sede dal capo di Gabinetto dell’assessore Samonà, di ulteriormente attenzionare il progetto di restauro del Castello svevo auspicano e invitano l’ente interessato a recuperare i finanziamenti necessari per il recupero totale del medesimo con le rifioriture della diga frangiflutti e conseguente restituzione alla città del suo monumento simbolo”. Questo il documento, firmato dai consiglieri presenti al termine della seduta di Consiglio di ieri, presieduta dal vice presidente del Consiglio comunale, Biagio Tribulato, sulla tanto discussa vicenda dei “lavori di ristrutturazione e restauro del Castello svevo di Augusta”, per la scelta dei progettisti di demolire le sopraelevazioni ,realizzate alla fine del 1800 per adibire un’ala del maniero federiciano a penitenziario. “I lavori di restauro del Castello svevo saranno preceduti da una puntuale e scientifica attività diagnostica” lo ha detto il capo di gabinetto dell’assessorato regionale ai Beni culturali Riccardo Guazzelli che, in sostanza, ha ribadito quando già dichiarato dall’assessore Alberto Samonà circa la possibilità di decidere in corso d’opera quali parti dell’antico maniero federiciano abbattere necessarie alla tenuta del monumento. Nuove indagini, appunto, per non compromettere la specificità del castello”.
Assente la Sovrintendenza ai Beni culturali di Siracusa, assenza che ha indignato non poco sia l”Aula sia il sindaco. Come ha sottolineato il consigliere Milena Contento, capogruppo di “Insieme per Augusta”, promotrice con altri colleghi della richiesta di convocazione di una seduta, monotematica sul castello presentata a fine dicembre scorso, la stessa convocazione è stata ritardata proprio per attendere la disponibilità della Sovrintendenza a prenderne parte. Al termine della seduta è emersa la necessità per Augusta di riappropriarsi dei suoi beni monumentali, ma i dubbi e le perplessità dei noi addetti ai lavori rimangono. “Disagio e frustrazione e delusione provo per il fatto che, le motivazioni che mi hanno indotto a chiedere una seduta oggi non sono state soddisfatte. Ci troviamo nella stessa condizione di prima, senza quegli strumenti tecnici che avremmo dovuto acquisire. Grave è il fatto che, chi ha pensato e progettato questi interventi non sia intervento” ha aggiunto il consigliere Contento invitando il sindaco in quanto carica più importante di Augusta a farsi sentire. Anche il consigliere di Cantiere popolare, Giuseppe Montalto si è detto rammaricato per l’assenza della Sovrintendenza. “Siamo favorevoli ad una svolta turistica che deve essere data alla nostra città ma questo non può prescindere dalla sistemazione del Castello svevo che insieme alla Porta spagnola è il simbolo della nostra città. E’ chiaro, quindi, che gli investimenti su di essi debbano essere accolti con piacere senza però che eventuali lavori ne cancellino la lunga storia del castello-carcere”.
Il sindaco Giuseppe Di Mare ha dato il merito al Consiglio, tutto, di aver portato in aula l’importante tema, il secondo in poco tempo dopo quello del Gnl. “Non digerisco neanche io l’assenza della Sovrintendenza alla quale mi riservo di esprimere formalmente il mio dissenso. Per quanto riguarda il Castello – ha detto Di Mare – oggi abbiamo un’occasione unica: quella di ridare questo luogo alla città che rappresenta più del valore simbolico che ha per la nostra Augusta, ma la possibilità per la stessa di cominciare a guardare oltre, di guardare alla valorizzazione e a ciò che può portare un castello del genere nel nostro territorio. Gli interventi di consolidamento e di restauro nel tempo, per decenni, non sono stati eseguiti, da questo punto di vista il sequestro del bene non ha aiutato perché ha vietato l’accesso a qualunque area, sia interna sia esterna, impedendo anche la semplice pulizia delle aree circostanti. Oggi siamo dinnanzi ad un bivio. La città attraverso la ristrutturazione di questo castello può ridargli luce e far si che diventi uno dei più importanti siti monumentali di tutta la Sicilia orientale”. Il primo cittadino non è entrato nel merito della tipologia dei lavori, invitando il Consiglio a cominciare a pensare alla destinazione d’uso del Castello quando sarà restaurato. “Cosa vogliamo fare di questo bene? E’ questo uno dei temi che mi sta più a cuore. Noi abbiamo diversi pezzi della nostra città in musei di tutta la Sicilia nel museo dello Sbarco di Catania ci sono molti pezzi del Museo della Piazzaforte. Potrebbe diventare un museo militare: il museo della Piazzaforte, il museo delle carceri, uno strumento che darà un volto nuovo alla nostra città. Questa è una prima trance di finanziamenti, di somme a diposizione, che renderanno solo parzialmente fruibile il castello, quindi tutti insieme dobbiamo trovare il modo, le forze, le sinergie per trovare quella parte mancante per restaurare totalmente il castello. E’ questo l’obiettivo che dobbiamo perseguire per ridare ad Augusta un luogo che rappresenta non solo l’identità, ma una visione futura, diversa del nostro territorio che sono certo riusciremo a condividere insieme”. Presenti alla seduta Giuseppe Carrabino e Ombretta Tringali, rispettivamente assessori alla Cultura e al Turismo.
Il consigliere di “100 per Augusta” Ciccio La Ferla, parte della maggioranza e presidente della IV commissione Urbanistica, Lavori pubblici e Agricoltura, che ha dato lettura del verbale della commissione, riunitasi nei giorni scorsi sull’argomento, dice di non essere d’accordo con le demolizioni e con il fatto che il castello stia scivolando a mare, in quanto il terreno su cui fonda il monumento è di altissima resistenza. Il problema principale è stato l’abbandono della struttura da tanti anni quindi, piuttosto che pensare a demolirlo va salvaguardato e protetto, così com’è. Ritiene che vadano demolite solo le parti in cemento dal lato est ed esplicita che se si abbatte la sopraelevazione rimane solo una cinta muraria. “Oggi esistono delle tecniche di rinforzo quindi andare a demolirlo sarebbe una scelta scellerata “. Il consigliere di maggioranza Marco Niciforo di Augusta 2020 è intervenuto in commissione e in aula sia come tecnico sia come politico ha sottolineato che quando si fa un intervento di restauro bisogna anche capire il momento storico e verificare se il monumento è stato manomesso nel tempo. L’obiettivo è quello di riportarlo all’originale. Si fida di chi studia quindi nel caso specifico di chi ha evidenziato con gli studi che bisogna abbattere per evitare il cedimento. Ha anche puntualizzato che non compete al Consiglio assumere una posizione riguardo alla tipologia dei lavori ed ha concluso così commentando: “si sbaglia sempre e comunque facendo un progetto di restauro”.
Pro e contro alla demolizione sono stati espressi dal mondo accademico e dell’associazionismo sull’abbattimento delle sopraelevazioni. Eugenio Magnano Di San Lio docente di disegno e rilievo dell’architettura della facoltà di architettura con sede a Siracusa, dell’Università di Catania è convinto che il progetto vada realizzato altrimenti si rischia di perdere il castello, ma anche il carcere. “Mantenere la struttura carceraria – afferma Magnano Di San Lio – significa avere gravissimi problemi di manutenzione. Mi sembra riduttivo dire che sia l’identità di Augusta sia un carcere borbonico. Il carcere sovrasta il castello da un punto di vista visivo. Manutenendo tutto si rischia di perdere tutto”. Favorevole all’abbattimento anche Giuseppe Brunetti Baldi, consigliere nazionale dell’Istituto nazionale dei castelli: £quando ci si avvicina al centro storico di Augusta – ha detto – si vede un’enorme casermone grigio senza alcun elemento architettonico di rilievo”. Renata Prescia, docente di restauro dei monumenti alla facoltà di architettura dell’Università di Palermo, è intervenuta, invece, per sostenere la posizione di Italia Nostra, (che ha partecipato alla seduta con la sua presidente Jessica Di Venuta), di salvaguardare la sopra-elevazione carceraria edificata nel 1890 che è patrimonio culturale, storico e monumentale di Augusta e parte integrante, irrinunciabile e qualificante non solo del paesaggio urbano ma elemento simbolo del tessuto urbano in cui si riconoscono tutte le generazioni di augustani che si sono succedute nell’arco di questo ultimo secolo.
“Ogni generazione riceve un passato noi ci stiamo ricevendo un passato fatto di mo0lti secoli ivi incluso il Novecento. Non possiamo buttare a mare tutto il secolo scorso definendolo una grande superfetazione perché questo sarebbe impossibile. Io mi occupo di restauro – ha puntualizzato Renata Prescia – e non per conservare tutto, ma tutto quello che ha contribuito a fare di noi quello che siamo, come testimonianza di arte, ma anche di storia e di cultura che poggia ormai su valori che non sono soltanto estetici ma fondamentalmente antropologici, sociali, e culturali. Anche l’Hangar è stato realizzato nel Novecento ed è stato riconosciuto monumento nel 1987, anche la centrale Tifeo vicina al sito archeologico è un’opera che è stata riconosciuta un monumento. Le leggi dicono che, un edificio di proprietà pubblica che abbia superato i 70 anni è un monumento. Non possiamo, quindi, parlare del carcere definendolo una superfetazione, un termine che ormai non si usa più, ma sicuramente non si può usare per questo carcere che ha 130 anni di vita. Oltretutto il castello è sempre stato un carcere, i castelli il castello di Augusta non è stato carcere soltanto nel 1890, ma come tutti i castelli hanno avuto una funzione difensiva e detentiva. Qualche demolizione sarà necessaria in questo complesso -aggiunge la docente di restauro – a mio parere, più nelle parti basse quelle che contengono ancora degli elementi dell’architettura primordiale ma quella di restituire, così come dice la relazione di progetto l’originaria configurazione sveva, significherebbe demolire non solo il carcere, ma anche tutto quello che è stato aggiunto dall’età sveva ad oggi quindi le aggiunte quattrocentesche, cinquecentesche i bastioni”. Quindi Italia Nostra, come ha ribadito Jessica Di Venuta contraria al totale abbattimento delle sopraelevazioni.
Archeoclub, che ha preso la parola con la presidente della sede di Augusta, Mariada Pansera dichiara: “sosteniamo il mantenimento delle stratificazioni storiche, come testimonianze tecnologiche e linguistiche, al netto di quelle che si debbono eliminare in quanto superfetazioni che compromettono la struttura e determinano degradi. Sosteniamo l’innesto di elementi contemporanei che debbono risolvere criticità strutturali e funzionali mantenendo e evidente lo scarto tra modernità e memoria coerentemente alle carte del restauro da quella di Atene a quella di Bratislava.. secondo la prassi del restauro che afferisce alle teorie di Giovannoni e Brandi”. Per Salvatore Romano, presidente della Società augustana di storia patria che non entra nel merito dei lavori previsti nel progetto convinto del fatto che non competa alle associazioni farlo sottolinea che bisogna guardare il bene come un patrimonio di attrazione turistica e contenitore culturale. Giampiero Lo Giudice, presidente de “La Gisira” di Brucoli chiede in fase di restauro di prestare attenzione all’eventuale presenza di elementi archeologici, ma sostiene che si debba procedere col restauro del castello svevo così come previsto dai progettisti.
Enzo Parisi di Legambiente Augusta ha rivolto un pensiero a Mariarita Sgarlata che nel 2013 da assessore regionale ai Beni culturali in una sua visita ad Augusta vide il Castello, il Rivellino, si impegnò per trovare i fondi e anche dopo la sua morte questi fondi sono arrivati, non tutti quelli che aveva chiesto ma una parte. “Non saremmo qui – ha detto – se non Mariarita Sgarlata non avesse trovato quei fondi. La priorità per Legambiente è restituire alla città il gioiello del castello svevo, la costruzione federiciana e quindi bisogna spogliarlo, consolidarlo e renderlo fruibile. Nel fare questo, per evitare tutte le preoccupazioni scaturite dalla scelta di demolire, sarebbe opportuno costituire una commissione di studio a cui partecipino i rappresentanti dell’Amministrazione comunale, delle associazioni, delle Università, per andare a seguire passo passo ciò che avviene durante i lavori di consolidamento e con gli studenti di architettura costruire un percorso. Questo è un modo di controllare ciò che avviene, ma anche di acquisire conoscenze e, dunque, di tenere aperto quel cantiere, vivo che si stava realizzando qualche anno fa con Legambiente e la Sovrintendenza. Il carcere è una superfetazione e una struttura realizzata sopra la costruzione federiciana, di cui più che le pietre bisogna conservare la memoria e quindi occorre darsi da fare per esempio coinvolgendo anche il dipartimento di storia dell’Università per ricercare, le storie dell’umanità che è passata dentro quell’edificio, farsi consegnare l’elenco delle persone che sono state detenute. Fa piacere vedere oggi che l’Amministrazione comunale e la città si interessano di questo monumento in tale occasione, ma sarebbe altrettanto bello se adesso si prendesse in considerazione anche l’altro monumento svevo di grandissima valenza come la basilica del Murgo, la grandiosa basilica costruita da Federico II che oggi è parzialmente, se non del tutto, oscurata dai magazzini che ci sono stati costruiti sopra e attorno. A me non interessa conservare il magazzino mi interessa riportare alla luce la basilica”.
Per quando riguarda la disponibilità manifestata dalla Regione di intervenire in corso d’opera per evitare che venga demolita tutta la struttura carceraria, il consigliere La Ferla da tecnico ha puntualizza che un progetto in fase esecutiva non può essere modificato. Il presidente della commissione Urbanistica e Lavori pubblici inoltre aggiunge che: “che ai fini della stabilità del monumento non si dovrebbe tralasciare il fatto che da 40 anni la barriera frangiflutti non viene sottoposta a manutenzione, che il bastione esposto a nord si è staccato come una fetta di torta”. “La città di Augusta si vuole identificare con tutta la sua storia – dichiara il consigliere di Articolo Uno, Giancarlo Triberio, capogruppo di “Nuovo Patto per Augusta” – senza rimuovere nessuna pagina, rispettando tutte le stratificazioni che, appunto, la storia ci ha lasciato. Non ritengo sostenibile né giustificabile l’abbattimento tout court dei 3 livelli del castello capitozzando di fatto e distruggendo un pezzo importante della nostra storia nonché distruggendo l’unicum del nostro castello con la configurazione attuale diversa dai tantissimi castelli di età federiciana presente in tutta Italia. Apprezzando e condividendo le posizioni di Italia Nostra e Archeoclub nonché le aperture dichiarate dal capo di gabinetto dell’assessore regionale Samonà che annuncia nuove indagini preliminari al fine di non compromettere l’attuale specificità del monumento ed evitare demolizioni non necessarie e nel frattempo non perdere i finanziamenti. Adesso servono atti concreti e conseguenti nonché nuovi finanziamenti in modo da avere il complesso attuale dell’intero castello Svevo restaurato e ridato alla pubblica fruizione della collettività”.
Il consigliere Andrea Lombardo di Destinazione futuro nel constatare che le posizioni espresse non convergono ha evidenziato: noi non abbiamo competenze tecniche il ruolo della politica è quello di guardare oltre, a ciò che avverrà dopo il restauro e di reperire altri fondi per completarlo. L’impegno della politica riguardo il Castello Svevo per il consigliere Manuel Mangano di “Augusta –Attiva –Coraggiosa –Democratica” deve essere rivolto al futuro del bene. “In particolare a quelle generazioni di giovani che dentro il castello non sono mai potuti entrare, proprio come me. Le questioni tecniche, che avrebbero dovuto approfondire il Rup e la Soprintendenza, gravemente assenti – ha sottolineato Mangano – lasciamole ai tecnici incaricati e ai professionisti del settore. Auspico l’impegno dell’Amministrazione nel riuscire ad individuare i fondi necessari per riaprire totalmente il bene che sarebbe fondamentale per la cultura e lo sviluppo turistico della nostra città”. Il consigliere Roberto Conti di “Augusta –Attiva –Coraggiosa –Democratica” ha suggerito la redazione di un documento da parte dell’Aula prima della conclusione dei lavori. Per il consigliere Paolo Trigilio di “100 per Augusta” un bene come quello di Federico II se fosse stato fruibile avrebbe apportato una mole di turismo enorme. “Ci sono comuni – ha detto Trigilio – che con una torre avrebbero alimentato l’economia del centro storico. Se non ci riappropriamo dei nostri beni non potremo dare una visione turistica della nostra città. I consiglieri del Movimento ritengono che: “se perdiamo questo treno rischiamo di non consegnare niente al futuro. E’ importante recuperare il monumento e se per farlo è necessario amputare la gamba del malato bisogna procedere” . Queste le dichiarazioni rispettivamente espresse in aula dai consiglieri pentastellati Chiara Tringali e Marco Patti condivise dal capogruppo Roberta Suppo.