“Son morto che ero bambino, son morto con altri cento… passato per un camino ed ora sono nel vento”. E’ la versione di Andrea Tich, di origini augustane, della famosa ballad struggente scritta dal poeta Francesco Guccini, in segno di solidarietà per tutte quelle povere anime morte nei campi di concentramento. Come può arrivare a tanto la crudeltà umana? Una domanda che affiora con immutata angoscia nel Giorno della Memoria.
“Nel 1966 acquistai “Bang Bang”, un 45 giri del gruppo Equipe 84 – racconta Andrea Tich – sul retro c’era la canzone “Auschwitz”. Nonostante la mia età, rimasi sconcertato ascoltandola, anche perchè mio padre mi raccontò la sua esperienza e la grande sofferenza che patì in uno di questi campi in Germania… lui riuscì a tornare a casa. Questa mia versione è un pensiero di solidarietà per le povere anime di sempre”.
“Auschwitz” è un brano musicale scritto da Francesco Guccini, ma accreditato a Lunero e Maurizio Vandelli in quanto l’autore non era iscritto alla Siae. La canzone uscì come singolo nel settembre del 1966 dall’Equipe nel singolo “Bang bang/Auscwhitz”. L’anno successivo la canzone fu registrata da Francesco Guccini ed inserita nella raccolta Folke Beat 1 con il titolo “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz): “Io non credo che l’Uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e che il vento mai si poserà – canta – Ancora tuona il cannone, ancora non è contento. Saremo sempre a milioni, in polvere, qui, nel vento”.