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Augusta | Legambiente su Ias: si dimetta il Consiglio di amministrazione e chieda scusa

Augusta | Legambiente su Ias: si dimetta il Consiglio di amministrazione e chieda scusa
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Sulla vicenda dell’Ias intervengono anche i circoli di Legambiente di Augusta, Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa ritenendo doverose le dimissioni del Consiglio di amministrazioni e necessari alcuni provvedimenti. ” Ci auguriamo che la Regione e le amministrazioni comunali di Siracusa, Melilli, Priolo e Augusta si costituiscano parte civile in caso di rinvio a giudizio degli odierni indagati”.

Per Legambiente il Consiglio di amministrazione dell’ Ias si deve dimettere, “deve farlo subito e chiedere scusa per non aver saputo vigilare e amministrare un impianto così importante per la salute dei cittadini”. Lo dichiarano i circoli dell’associazione ambientalista di Augusta, Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa che intervengono sulla vicenda del depuratore consortile di Priolo. “Lo abbiamo detto nel 1998 all’epoca della denuncia degli illegali scarichi notturni e lo ripetiamo adesso: il Consiglio ha la gravissima responsabilità di non aver saputo amministrare una società che ha il delicatissimo compito di consentire alle aziende petrolchimiche di continuare a lavorare nel rispetto delle leggi. La gestione poco trasparente, le illegittimità al vaglio della magistratura, gli sprechi, sono avvenuti a dispetto della pretesa efficienza e vigilanza di quel Consiglio. Quando in un condominio l’amministratore non si accorge che i topi hanno invaso il palazzo ed, anzi, nega la loro esistenza, va licenziato. E’ una misura profilattica che va applicata sempre – a maggior ragione nel caso dello Ias” sottolinea Legambiente che, oltre a ritenere doverose le dimissioni del Cda, crede sia necessario: che la Regione chiuda la società Ias spa, stabilisca regolamenti e linee guida per i contratti d’utenza e con bando pubblico affidi a privati la gestione del depuratore consortile dietro pagamento di canone; che l’impianto sia assoggettato a procedura Aia; che le aziende del polo petrolchimico si dotino di impianti di pretrattamento o adeguino gli esistenti secondo le migliori tecnologie in modo tale che i reflui da conferire siano conformi alla legge ed ai regolamenti e contratti d’utenza; che le stesse aziende coinvolte, a parziale compensazione dei danni causati all’ambiente, siano chiamate a realizzare a loro spese un efficiente sistema di captazione e deodorizzazione delle emissioni dalle vasche di depurazione; che la Regione e le amministrazioni comunali di Siracusa, Melilli, Priolo e Augusta si costituiscano parte civile in caso di rinvio a giudizio degli odierni indagati.

Per Legambiente sarebbe più che opportuno che: “tacessero tutti quei politici che, più o meno apertamente, mettono in dubbio l’azione della magistratura, sminuiscono l’evidenza dei fatti e paventano drammatiche e definitive chiusure delle aziende del polo industriale. Non sono credibili, di qualunque parte essi siano. Parecchi di loro si sono nutriti alla mammella Ias, hanno preteso la poltroncina in Cda per sé stessi o per i loro amici, hanno contrastato chi da lungo tempo denunciava gli scandali. Altri politici, forse sperando in future ricompense, si mostrano difensori d’ufficio degli inquinatori e di chi commette crimini contro l’ambiente. Altri ancora, finora del tutto incapaci di incidere e cambiare le cose, con un attivismo tanto parolaio quanto inutile, ci tengono a far sapere che “io l’avevo detto”. Tanti oggi fingono stupore per l’intervento della magistratura e per la gravità dei reati contestati. Ma come definire diversamente da “disastro ambientale”, secondo l’ipotesi di reato della Procura, il sistematico convogliamento di reflui industriali fuori tabella ad un depuratore che non era in grado di trattarli e perciò avrebbe rilasciato in atmosfera circa 77 tonnellate l’anno (tra i quali 13 t/a di cancerogeno benzene) e oltre 2.500 tonnellate nel solo periodo 2016/2020 di idrocarburi finiti a un miglio fuori dalla costa nel golfo di Augusta? Lo stupore è fuori luogo perché da sempre gli addetti ai lavori sanno che questa è la ragione per la quale dall’ Ias provengono odori nauseabondi nonostante i tanti soldi spesi per costruire un impianto di captazione dei vapori e deodorizzazione rivelatosi insufficiente e perciò mai attivato. Ancor più fuori luogo sapendo che l’inchiesta “No Fly”, per la quale, febbraio 2021, sono stati notificati agli indagati gli avvisi di conclusione delle indagini, riguarda proprio questo aspetto e che diverse delle persone fisiche e giuridiche coinvolte sono le stesse di oggi. Argomenti e fatti emersi nel novembre 2019 anche durante la visita della Commissione di Indagine sul traffico dei rifiuti (Ecomafia) ad Augusta e Priolo e l’audizione degli organi di controllo.

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