Momento celebrativo al Liceo Mègara per ricordare le vittime delle foibe. Si è trattato di un percorso finalizzato al risveglio delle coscienze in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale. L’iniziativa ideata dalla docente Ornella Spina, in collaborazione con la docente Francesca Solano e il Dipartimento di Storia e Filosofia, ha visto protagonisti di una performance molto suggestiva gli alunni delle classi VA e VB del Liceo Scientifico. Musica dal vivo, riproduzione scenica di un inghiottitoio carsico ( foiba), lettura drammatizzata di brani e gestualità simbolica, questi i momenti salienti della celebrazione.
Riuniti in cortile, attorno allo spazio verde della Cittadella degli Studi, gli alunni hanno vissuto un momento celebrativo del Giorno del Ricordo. Sul prato attorno alla foiba (riprodotta artisticamente), gli alunni protagonisti in uniformi titine e con al collo una sciarpa rossa, indossano delle maschere bianche, identità nascoste, tutti uguali e inumani, “senza volto, senza cuore e senza coscienza, indottrinati all’odio xenofobo antitaliano prima che antifascista”. Loro guardano impassibili un gruppo di altri uomini come loro, le vittime dell’orrenda carneficina, ma questi ultimi sono senza maschera perché “uomini e donne con sentimenti ed emozioni che vedono smarriti la loro imminente e insensata fine.
Intenso il momento in cui vengono pronunciate dal capo delle milizie titine, interpretato da Alberto Fortuna della V B del Liceo Scientifico e scandite con il ritmo di un bongo intonato da Gabriele Passanisi della V B del Liceo Scientifico, le parole di condanna: “ …italiano, fascista, invasore, il tribunale del popolo ti ha condannato, per il popolo!”. E così prende vita l’infoibamento e il primo dei cuori di cartoncino rosso gettato nella fossa tira con sé tutti gli altri cuori legati con un filo tricolore, e giù tutti in fondo! Man mano che i cuori scendono le vittime … scompaiono coprendosi il capo con un drappo rosso sangue…
Infine finiscono nella fossa dei cartoncini neri con le scritte Odio, Xenofobia, Stupri, Pulizia etnica….. A chiudere la scena un grande cuore rosso emerge dalla “foiba” elevandosi, salvo dalla morte, un omaggio a Graziano Udovisi, infoibato sopravvissuto, miracolosamente. Piano piano, a seguito della lettura della ricostruzione storica degli accadimenti, i miliziani togliendo le maschere prendono coscienza di quanto” è accaduto” e la consapevolezza li rende nuovamente Uomini Liberi, svelando il proprio volto e riappropriandosi della propria identità. Le maschere gettate a terra, accanto alla fossa, suggeriscono anche il ritrovamento dei corpi di quelle povere genti che, finalmente, avranno una degna sepoltura e la cui morte non sarà più condannata all’oblio.
Hanno accompagnato la scena la recita di due brani, a cura dell’alunno Guido Marturana della IV A del Liceo classico, una poesia dello scrittore siracusano Giuseppe Rametta intitolata “Odio” e l’altra tratta dalla raccolta “ Mentre l’Europa dorme” del docente Carmelo Giummo, docente dell’istituto; sublime il sottofondo live di violini, a cura degli alunni Giulia Laudani della V B del Liceo Scientifico e Lorenzo Fortuna della III B del Liceo Linguistico, che hanno intonato il “ Canone di Pachelbel” Si è trattato di una nicchia di tempo di 20 minuti, dalle 11, in un momento di sospensione delle ore di didattica regolare, che è stata vissuta con grande coinvolgimento dagli studenti e che ha gettato un altro seme di profonda cultura e di educazione ai valori umani e civili nell’ottica di una formazione storica consapevole per i nostri futuri cittadini del mondo.