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Augusta | Naufragio 18 Aprile: commemorate le oltre mille vittime

Augusta | Naufragio 18 Aprile: commemorate le oltre mille vittime
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Nell’ottavo anniversario del naufragio che causo la morte di oltre mille migranti, stamattina davanti al relitto del peschereccio inabissatosi a largo della Libia, sito all’interno della Nuova Darsena di Augusta, sono state commemorate le vittime nel corso di una breve cerimonia organizzata dal Comitato 18 aprile. Non è costruendo muri, recinti, campi di detenzione e centri di respingimento che si risolvono le migrazioni di massa ma eliminando la prepotenza, lo sfruttamento, la povertà e tutto ciò che determina fame e conflitti” ha detto il vice presidente Enzo Parisi.

Con una breve e sobria cerimonia sono state commemorate le oltre mille vittime del naufragio del 18 aprile 2015.

Persone migranti che persero la vita, a largo della Libia, durante il viaggio della speranza in cerca di una vita migliore.

Il relitto del barcone da due anni si trova ad Augusta all’interno della Nuova Darsena, dove stamattina, in occasione dell’ottavo anniversario della tragedia, è stata deposta una corona d’alloro ai piedi della croce, vicino al peschereccio.

La cerimonia è stata organizzata dal Comitato 18 aprile, costituitosi l’anno successivo al naufragio con l’intento di mantenere viva la memoria dell’accaduto e chiedendo a gran voce la permanenza del relitto ad Augusta, dove il barcone arrivò nel 2016 per il recupero dei corpi delle vittime.  

Padre Giuseppe Mazzotta, parroco della chiesa di San Giuseppe Innografo, nonché componente del Comitato, ha dato lettura della preghiera dei migranti.

Per il Comitato è intervenuto, il vice presidente Enzo Parisi.

Tra i presenti: l’assessore alle Politiche sociali, Ombretta Tringali e il capitano di vascello Michele Maltese, comandante della Capitaneria di porto di Augusta.  

Gran parte dei migranti morti in quella tragedia del mare sono ancora senza volto e senza nome.

Nel corso della cerimonia è stato evidenziato come siano insufficienti, inadeguate e inefficaci le misure che il nostro Paese, l’Europa e gli altri stati più ricchi e potenti prendono per gestire il fenomeno migratorio.

“Come già detto in altre occasioni – ha dichiarato Parisi – abbiamo fortemente voluto che il relitto del 18 aprile 2015 restasse ad Augusta non quale monumento triste e muto della più grande tragedia finora accaduta in Mediterraneo in questo secolo ma un monito verso l’indifferenza dei potenti, un pungolo, un testimone che parla, anzi grida a tutti noi di non lasciare affogare né le persone, né i diritti.

Oggi più di prima la sua voce deve arrivare alle orecchie e al cuore della gente e di chi ha la responsabilità di governare.

Occorre recuperare il nostro essere umani: Restiamo umani”.

Da decenni, dopo ogni nuovo naufragio con centinaia di perdite di vite umane, ci si affanna ad affermare “mai più simili tragedie” ma nella realtà non vi è nessun serio impegno per rimuovere le cause delle migrazioni provocate da guerre, fame, razzismo, cambiamenti climatici e carestie.

Ingenti risorse vengono invece impiegate per esternalizzare le frontiere e mantenere al potere criminali e governanti sanguinari che fanno mercato degli esseri umani.

Non si pacificano quelle aree del mondo pagando e venendo a patti con spregevoli dittatori ma restituendo diritti e libertà alle persone.

Non è costruendo muri, recinti, campi di detenzione e centri di respingimento che si risolvono le migrazioni di massa ma eliminando la prepotenza, lo sfruttamento, la povertà e tutto ciò che determina fame e conflitti.

Anche in Italia si registra per tanti versi un incrudelirsi delle norme sul soccorso e l’accoglienza.

Oggi più di prima la sua voce deve arrivare alle orecchie e al cuore della gente e di chi ha la responsabilità di governare”.

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