Nell’androne del palazzo, ex sede scolastica, allo stato attuale vivono 3 migranti. Gli extracomunitari alloggiati nella parte esterna dell’immobile a 5 piani la scorsa estate erano una decina. Ma da quando ,nel 2014, il plesso è stato dismesso nella struttura hanno trovato ricovero nomadi e senza tetto. Gli attuali abitanti dell’edificio non sono i responsabili delle pessime condizioni in cui versano i locali, anche e soprattutto all’interno, che oggi sono inaccessibili mentre in passato erano aperti e quindi preda di vandali, tossicodipendenti e ricettacolo di immondizia.
Collettivo Antigone sottolinea che da anni si impegna a dar voce ai migranti e alle migranti che giungono dopo terribili viaggi della speranza e cerchiamo di restituire un volto umano a un fenomeno ridotto a sterili numeri e statistiche. “Esprimiamo preoccupazione – dicono i rappresentanti dell’associazione – per i reiterati attacchi alle persone che hanno occupato quello spazio, a fronte di una probabile mancanza di alternative, e vogliamo porre l’attenzione su questioni ineludibili rispetto alle modalità con cui si svolgerà suddetto sgombero”.
In seguito alla richiesta di sgombero dei locali i rappresentanti di Collettivo Antigone temono per la sorte di queste persone. “Quali siano le misure che eventualmente verranno applicate per effettuare lo sgombero. “Ci saranno mediatori culturali in grado di spiegare la situazione? Che alternative verranno offerte alle persone che, diversamente dai divani e dai materassi, non possono essere gettate via fra i rifiuti ingombranti? Come si pensa di tutelarne la vulnerabilità e i diritti? Queste le domande che Collettivo Antigone si pone.
“Siamo certamente d’accordo – proseguono – sul fatto che sia inaccettabile nel 2018 in un paese che si considera civile costringere uomini, donne o bambini a vivere esposti alle intemperie senza nemmeno un luogo da poter chiamare casa. Avremmo accolto positivamente qualunque serio tentativo di fornire una sistemazione alternativa a chi occupa quell’androne al freddo e saremmo state felici di partecipare a eventuali percorsi di integrazione”.
Collettivo Antigone ricorda che Augusta per anni è stata il principale porto di sbarco per i sopravvissuti e le sopravvissute del quotidiano olocausto del mare che si consuma nel silenzio complice e colpevole delle istituzioni e dell’intera comunità internazionale. “La storia ha assegnato a questo paese un ruolo fondamentale all’interno delle attuali migrazioni provenienti da Africa e Medio-Oriente che trovano lo snodo principale proprio nella Libia dove è stata accertata la presenza di strutture di detenzione paragonabili ai campi di concentramento nazisti. Augusta deve necessariamente divenire città di pace, porto di speranza e simbolo indiscusso di solidarietà, ottemperando agli obblighi imposti dal Diritto Internazionale e agli imperativi morali dettati da un comune senso di umanità che evidentemente manca fra chi ci rappresenta. Riteniamo doveroso – concludono – ribadire la necessità di tutelare le persone, la loro dignità, la loro salute e il rispetto dovuto a ogni essere umano, anche se ciò non fa guadagnare facili consensi elettorali. I diritti umani non sono negoziabili”.All’appello di Collettivo Antigone si associano anche la Rete Antirazzista Catanese e la Città Felice di Catania.