La Seconda Sezione Penale del Tribunale di Messina, presieduta dal Dott. Mario Samperi, a latere Rosa Calabrò e Valeria Curatolo ha assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” il Vice Questore di P.S. Pasquale Alongi, l’Ispettore Francesco Marino e l’Ass. Capo Rosario Agliolo, tutti all’epoca in servizio presso il Commissariato di Augusta.
Il Dott. Alongi, difeso dagli avv. Nello Pogliese ed Isabella Altana, all’epoca dei fatti dirigente del commissariato megarese, rispondeva del reato di rivelazione segreto d’ufficio perché – secondo l’ipotesi dell’ Accusa – avrebbe favorito gli altri 2 poliziotti informandoli dell’esistenza di una indagine a loro carico da parte della Procura di Siracusa, mentre a Marino ( avv. Silvestre Costanzo) ed Agliolo (avv. Puccio Forestieri e Sebastiano Troja) veniva contestato il reato di peculato e falso ideologico.
La Pubblica Accusa nella sua requisitoria aveva concluso per la colpevolezza degli imputati, chiedendo in particolare la condanna a 3 anni e 8 mesi per Marino, a 3 anni e 6 mesi per Agliolo e 10 mesi per Alongi. La vicenda, riguardante il rinvenimento sulla strada di 33 paraurti e la relativa cessione ad un carrozziere del luogo, risale agli anni 2009 e 2010 e destò molto scalpore all’epoca perché culminò nel dicembre del 2010 con l’eclatante l’arresto dei 3 poliziotti (Alongi e Marino furono ammessi ai domiciliari mentre Agliolo dovette patire la detenzione in carcere) ed una conseguente conferenza stampa tenuta dall’allora procuratore capo Ugo Rossi che spiegava i dettagli dell’operazione.
Pur essendo pendente innanzi al Tribunale di Siracusa, su richiesta del Dott. Alongi, con un rarissimo provvedimento di accoglimento, la Corte di Cassazione dispose la rimessione del processo a carico dei tre poliziotti al Tribunale di Messina ritenendo sussistenti “situazioni che sono in grado di ingenerare il legittimo sospetto”.
A sostegno della ordinanza dell’aprile 2015, la Corte Suprema prese in considerazione “numerosi fatti obiettivi” tra cui quello che “Alongi negli anni precedenti aveva svolto indagini a carico dell’Avv. Amara e del sostituto procuratore Musco e che “tra il 2010 e 2011 la Procura della Repubblica di Siracusa apriva nove procedimenti penali a carico di Alongi”. La Cassazione ritenne di valutare ai fini della decisione di trasferire il processo a Messina anche alcune dichiarazioni rese all’Autorità Giudiziaria dal collaboratore di Giustizia Fabrizio Blandino, ex consigliere comunale di Augusta, già condannato per reati di mafia, che riferiva di “rapporti di Amara Giuseppe e Amara Piero con ambienti giudiziari di Siracusa che consentivano loro di conoscere con anticipo le misure cautelari a carico di personale di Polizia e di vantare tali stesse misure quale successo personale” aggiungendo anche che “ i medesimi Amara avevano manifestato astio nei confronti di Alongi ….indicando la loro volontà di danneggiarlo”. A seguito di indagini coordinate dall’ Alongi, in effetti, l’Avv. Piero Amara fu condannato per l’accesso abusivo ai sistemi informatici della Procura della Repubblica e per rilevazione di segreto d’ufficio.
Da lì presero spunto indagini sui rapporti intercorrenti tra il legale augustano, il Procuratore Ugo Rossi ed il sostituto Maurizio Musco, che portarono al famoso processo “Veleni in Procura” che ha visto di recente condannati in via definitiva per il reato di abuso in atti d’ufficio i due magistrati all’epoca in servizio alla Procura di Siracusa. Ugo Rossi ad anni 1 ed Maurizio Musco ad anni 1 e mesi 6 di reclusione per il filone “Oikothen”. Finisce così il calvario vissuto dai 3 rappresentati della Polizia di Stato, ai quali ieri sera, dopo la pronuncia del dispositivo ampiamente assolutorio, il Tribunale peloritano ha restituito dignità e reputazione ingiustamente compromessi.
Resta per loro l’amaro ricordo di una dolorosa vicenda, che tra 90 giorni, quando saranno rese note le motivazioni della sentenza, forse dovrà e potrà essere letta come ulteriore tassello da inserire in uno scenario più ampio che ha visto per anni – ad Augusta prima e a Siracusa dopo – uno scontro aspro tra politica, imprenditori, avvocati e pezzi della magistratura.