Battute finali per il processo “Mafia e politica”, che vede tra gli imputati l’ex sindaco Massimo Carrubba, accusato di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa, l’ex assessore Antonio Giunta e l’ex consigliere comunale Carmelo Trovato, il quale deve rispondere, invece, solo di voto di scambio aggravato. L’udienza si è celebrata, ieri, nella sezione penale del Tribunale di Siracusa. Il collegio, presieduto da Giuseppina Storaci e composto da Nicoletta Rusconi e Alfredo Spitaleri, ha fissato le prossime 4 udienze per il 9 maggio, data in cui il Pubblico ministero presenterà, per iscritto, la sua requisitoria, per il 15, 21 e 28 maggio, giorni in cui si esprimeranno la parte civile e i difensori per arrivare, presumibilmente, entro fine giugno, alla sentenza.
La ricostruzione dei fatti, parte dalla prima candidatura di Massimo Carrubba a sindaco di Augusta alle amministrative del 2003. Carrubba allora aveva alle spalle una decennale carriera politica in Provincia, era molto stimato in città tanto da ottenere una vittoria, con 3000 voti di scarto, contro il candidato del centrodestra Pippo Spanò. Ricorda che Fabrizio Blandino (oggi collaboratore di giustizia, giudicato e condannato per l’attività svolta per associazione di stampo mafioso per conto del clan Nardo); allora candidato nella lista del Nuovo Psi, che faceva capo al geologo Giuseppe Amara, ottenne 600 preferenze e fu il più votato. Ripercorre poi il periodo della campagna elettorale per le amministrative del 2008, quanto andò al ballottaggio col candidato di centrodestra Marco Stella, i più votati tra i 6 candidati alla sindacatura. Candidati al primo turno erano anche Vincenzo Inzolia, Rosario Salmeri, Giacinto Franco e Rosa Valvo. Sottolinea che, all’epoca nel certificato penale di Maurizio Carcione (negli anni successivi condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso) non risultavano carichi pendenti e che l’interesse di quest’ultimo per la vittoria di Carrubba al ballottaggio era dettato esclusivamente dalla volontà di fare eleggere al Consiglio comunale, Daniela Pasqua (amica di famiglia di Carcione) quarta nella lista del Pd, che al primo turno risultava essere prima dei non eletti e che avrebbe ottenuto il seggio solo col premio di maggioranza al candidato di centrosinistra Massimo Carrubba.
L’ex sindaco ha risposto, ancora, alle domande su Gioacchino Aiello, da Carrubba designato assessore già in campagna elettorale per le indiscusse doti politiche che lo avevano visto amministratore già negli anni Novanta e non, in maniera assoluta, per essere il suocero di Marcello Ferro (ritenuto responsabile di associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione). E, ancora, ha chiarito i suoi rapporti con Renzo Vincenti (negli anni successivi accusato di far parte di una associazione criminosa collegata “clan Nardo” di Lentini). Vincenti era figlio del titolare di una nota vetreria augustana, nonché genero di uno storico sostenitore politico di Carrubba. La difesa è tornata di nuovo a farlo parlare di Blandino. Ricordiamo che lo stesso collaboratore di giustizia in video conferenza, nel 2015, aveva già testimoniato l’estraneità ai fatti contestati all’ex sindaco.
Oggetto dell’interrogatorio anche la vicenda della locazione da parte del Comune dell’immobile di proprietà di Puccio Tabita, definito persona contigua a Blandino. ’Affitto che, secondo quanto hanno riferito già altri testi nelle precedenti udienze, si è reso necessario per allocarvi alcuni uffici comunali e la sezione distaccata del Tribunale di Siracusa, in quanto le vecchie rispettive sedi risultavano non idonee. E che veniva contestato dal geologo Giuseppe Amara, proprietario di altri locali che in passato erano stati presi in affitto dall’Ente locale. “Amara non poteva tollerare – dichiara Carrubba – che un immobile non di sua proprietà potesse essere affittato al Comune, sarebbe stato come scalfire il suo sistema”.
Durante l’udienza sono stati citati, su richiesta della difesa, i nomi dei carabinieri autori delle trascrizioni con scambi di persona tra Massimo Carrubba e Massimiliano Di Mare che andava a trovare Fabrizio Blandino, tra Salvatore Amato, ex presidente del Consiglio comunale e Salvatore Amato, (detto il capitano) che, alle amministrative del 1998 era uno dei candidati alla sindacatura, sostenuto dalla lista con la quale si candiva lo stesso Blandino al Consiglio comunale e i fratelli Campisi con i fratelli Ortisi (imputati insieme con Marcello Ferro in processi “storici” di mafia). Si tratta dei militari augustani: Giovanni Amara, Corrado Padova e Francesco Buscemi. Tutte trascrizioni confluite nella richiesta di scioglimento del Consiglio comunale. Secondo il Pm non sarebbe stato opportuno rendere noti i nomi mentre il Collegio ha accolto pienamente la richiesta della difesa.
Massimo Carrubba è stato interrogato, infine, dall’avvocato Puccio Forestiere, il quale ha chiesto all’ex primo cittadino se Antonio Giunta avesse poteri decisionali nella scelta degli assessori. “Esprimeva il suo parere, ma l’ultima parola spettava a me” risponde Carrubba”. La difesa di Giunta ha fatto evidenziare il netto calo di voti riportati dall’ex assessore alle amministrative del 2008 (circa 250) quando era candidato al Consiglio comunale con la lista dei Liberalsocialisti che appoggiava la candidatura di Carrubba insieme a quella del Pd e alla lista civica che portava il nome dell’ex sindaco. Netto calo rispetto alle circa 500 preferenze che aveva ottenuto, invece, cinque anni prima, nel 2003 quando era candidato nella lista dell’Udc. L’avvocato Beniamino D’Augusta, altro difensore di Giunta, ha chiesto se l’impresa dei figli dell’ex assessore fosse iscritta nell’elenco delle imprese fiduciarie del Comune. “Che io sappia no” ha risposto Carrubba. Il 9 maggio il Pm presenterà requisitoria scritta. Sono state fissate poi ulteriori 3 date il 15, il 21 e il 28 maggio in cui si esprimeranno la, parte civile e la difesa.