La rievocazione storica dei fatti e le novità di quest’anno in occasione della festa del Santo Patrono, narrate dal coordinatore delle confraternite cittadine, Giuseppe Carrabino.
Ricorre quest’anno il quinto centenario della proclamazione di San Domenico a Patrono della Città di Augusta. “Una data significativa per la comunità civica ed ecclesiale – spiega Giuseppe Carrabino, coordinatore delle Confraternite cittadine – che da sempre si identifica con il Santo cavaliere che l’iconografia locale vuole raffigurato a cavallo e con una spada. La stessa spada che impugna nel braccio reliquiario in argento cesellato a Messina a ricordo della liberazione dalle armate ottomane e che viene condotto processionalmente il 23 maggio vigilia della festa del patrocinio. L’appuntamento di cui si fa memoria quest’anno si riferisce alla volontà del popolo di affidare la città alla celeste protezione del Santo fondatore dell’Ordine dei Predicatori. Si tratta non di una leggenda o di una tradizione orale, ma di un documento inoppugnabile. Esattamente cinquecento anni orsono, il 5 Aprile 1516 “la Città d’Augusta con tutti suoi Officiali e Consoli delle Maestranze” confermarono la devozione verso San Domenico eleggendolo come Patrono con atto pubblico redatto dal concittadino Notaio Bartolomeo Ferracuto. Un documento ricco di particolari che testimonia anche l’organizzazione socio-politica della città e che vale la pena riproporre. “Nell’anno dell’incarnazione del Signore 1516, quarta indizione, giorno 5 del mese di Aprile, regnando i serenissimi nostri Sovrani Giovanna e nostro principe Carlo, regina e principe d’Aragona, […] noi Bartolomeo Ferracuto giudice letterato della curia civile della cittadina di Augusta e protonotaro regio, Matteo Burraca e Martino Galati, giudici […] rendiamo noto ed attestiamo che essendo noi in presenza (delle autorità civili e religiose), nonché di tutta la popolazione di entrambi i sessi di detta cittadina riunita insieme nella chiesa di San Domenico, dopo aver fatto dette persone e tutto il popolo la normale processione assieme con i confratelli delle Confraternite […] essendo stata celebrata prima la sacra liturgia con la messa, la predica e il sermone, volendo tutte le suddette persone e tutto il popolo all’unanimità e concordemente senza che nessuno fosse contrario per l’assidua devozione che tutti hanno nutrito e nutrono verso detto patriarca Domenico lo considerano con incrollabile devozione nostro protettore […] di celebrare solennemente ogni anno il 24 maggio la festa della ricorrenza della Traslazione a lode e gloria di detto San Domenico nostro protettore […] promisero unanimemente e si obbligarono in perpetuo per sé e per i loro eredi e successori di festeggiare e commemorare solennemente in tale giorno […] di non svolgere alcuna attività […] la mattina del giorno di tale festa fare una solenne processione col clero e i monaci e con tutti i gonfaloni dei confratelli di tutte le confraternite e tutto il popolo, recarsi nella chiesa di S.Domenico e celebrare una messa solenne davanti alla sua immagine; la sera […] portare in processione l’immagine di San Domenico per tutta la cittadina con solenni luminarie e ricondurla nella chiesa predetta e quivi ciascuno offrir candele ed elemosine […]”. La celebrazione del V centenario della proclamazione di San Domenico a Patrono di Augusta si inserisce in un anno ricco di eventi e fortemente connessi l’uno all’altro. Ricordiamo – continua Carrabino – che il Santo Padre Francesco ha indetto uno speciale Anno Giubilare sul tema della Misericordia e proprio il 24 maggio il nostro Arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo ha concesso per la Città di Augusta la possibilità che la chiesa di San Domenico sia chiesa dove poter lucrare l’indulgenza. Altro evento è quello dell’Ottavo centenario dalla conferma dell’Ordine Domenicano da parte del Papa Onorio III e Augusta ha motivo di fare memoria per la radicata tradizione domenicana che affonda le sue origini sin dalla fondazione della città. Tre appuntamenti giubilari che sono una preziosa occasione per riflettere sul nostro essere cristiani nella chiesa del terzo millennio e fare festa nel nome del Signore. Del resto, il giubileo, per il popolo di Israele, era un tempo di gioia e di rinnovamento. Come comunità civica ed ecclesiale siamo invitati a fare memoria e riscoprire le nostre radici sull’esempio di San Domenico che è stato “luce” nella Chiesa. A noi figli di Augusta il compito di alimentare quella fiaccola domenicana, segno inequivocabile di una fede autentica che da otto secoli arde in questa terra da lui prediletta. Con sincera devozione vogliamo ancora una volta affidarci alla sua celeste protezione invocandolo con quella bella invocazione incisa a perenne memoria nel presbiterio della nostra chiesa patronale: “In te speraverunt patres nostri et liberasti eos”.