L’evento, tenutosi nella chiesa delle Anime Sante, ha visto relazionare l’autore della pubblicazione con un contributo dal titolo “Memoria dal sottosuolo – sulle presunte continuità preistoriche nel folklore religioso contemporaneo”. Buttitta, quale studioso e docente di antropologia all’università di Palermo, ha illustrato i riti che vedono protagonista l’alloro in talune feste della Sicilia e le danze dei Santi nei paesi dell’entroterra, spiegandone le motivazioni anche attraverso l’ausilio di immagini che documentano il ripetersi e soprattutto l’attualità di tradizioni sentite e vissute dalla comunità.
Successivamente ha preso la parola Giuseppe Carrabino, presidente della Società Augustana di Storia Patria che ha presentato un tema per molti aspetti inedito per Augusta ma molto familiare a Buttitta che l’ha trattato in molte sue pubblicazioni, quello delle “Anime dei Corpi decollati nella tradizione di Augusta”. Carrabino ha dapprima ricordato la conoscenza con lo lega al professor Buttitta ormai da anni proprio in relazione di talune ricerche sul patrimonio immateriale di Augusta e in particolare sulle forme di panificazione e sui riti legati al culto dei morti. Una famiglia, i Buttitta, che esprime l’identità siciliana, dal nonno Ignazio poeta vernacolare che ha tradotto in versi le lotte politiche e il disagio sociale delle classi subalterne nel novecento. E ancora i genitori, il padre Antonino, antroplogo sposato con Elsa Guggino, anche lei antropologa e docente universitaria. I figli Ignazio e il fratello Emanuele, tutti dediti agli studi e alla docenza in antropologia.
Nella sua relazione Carrabino ha ricordato innanzitutto il legame della chiesa di S.Nicola (conosciuta in Augusta come chiesa delle Anime Sante) edificata dall’Arcicompagna dei Bianchi fondata in Augusta l’8 Marzo 1622 in seguito alla prammatica del Vicere Gonzaga del 8 settembre 1541. La Compagnia fu posta sotto la protezione del SS. Crocifisso e della Madonna del Suffragio. Finalità della Compagnia l’assistenza dei condannati all’ultimo supplizio; suffragare le anime dei defunti e sovvenire i poveri. Sull’assistenza ai condannati a morte, i capitoli della Compagnia sono praticamente uniformati alle consuetudini palermitane che prevedevano il coinvolgimento dei confrati che si alternavano ogni dure ore nell’assicurare l’assistenza religiosa e gli ultimi desideri del reo.
Sebastiano Salamone, autore della Storia di Augusta pubblicata nel 1905, riporta la memoria dell’anima di Tulè, giustiziato sul pianoro di Terravecchia e proprio di Tulè si è parlato quale figura emblematica di una devozione praticata nei confronti delle anime dei giustiziati. Una strana devozione, come afferma Giuseppe Pitré, studioso di tradizioni siciliane, che definiva le anime dei decollati: “Geni Occulti del Bene” e proprio di questa particolare pratica scriveva dei viaggi che il popolo faceva, specie nel giorno di lunedì per interrogare le anime su specifiche richieste, notizie sui propri congiunti e sul loro futuro. “Uomini e donne, giovani e vecchi, tutti hanno un voto, una preghiera, tutti qualche pratica religiosa da compiere per questi geni occulti del bene pronti a soccorrere chi li preghi di consiglio o di aiuto, chi cerchi ad essi un segno della sua sorte a venire”. Secondo la credenza popolare, tali anime alla ricerca di una pace eterna, dispenserebbero le grazie richieste in cambio di una sentita preghiera con processioni notturne, richieste litaniche apposite, specifiche pratiche devozionali e ancora… segni, presagi “positivi o negativi” a seconda della lettura dei devoti interessati, visioni e incontri per strada, audizione dei loro consigli e così via…
Una conversazione particolarmente seguita che ha permesso al professor Buttitta di esprimere un plauso agli intervenuti anche per le domande poste al termine delle due relazioni. Domande su aspetti ancestrali, su forme e pratiche devozionali o sui pani della tradizione siciliana e di Augusta in particolare.