Piscitello nella tesi ha analizzato a fondo la norma che consente lo scioglimento dei Consigli comunali per mafia ricavandone la convinzione che, pur essendosi rivelata indispensabile in molti casi di reale condizionamento mafioso, non ha garantito in altri casi (e Piscitello considera Augusta tra questi) la tutela del diritto inviolabile alla difesa e della possibilità di opporsi agli atti della pubblica amministrazione per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi come previsto dagli articoli 24 e 113 della Costituzione. L’ex deputato ha poi esaminato a fondo tutta la vicenda che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Augusta e nel merito i ricorsi al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato e le relative sentenze.
La tesi sostenuta da Piscitello è che la vicenda augustana, totalmente mancante di solide motivazioni e piena di incredibili errori di valutazione e di omonimia, è la prova che gli amministratori pubblici si trovano spesso nell’impossibilità sostanziale di dimostrare le proprie ragioni di fronte a un provvedimento che, essendo considerato di alta amministrazione e a difesa della sicurezza pubblica, si ritiene erroneamente non essere portatore di sanzioni nei confronti dei singoli. E questo accade specialmente nei casi, pur esistenti, nei quali lo scioglimento è figlio di scontri di natura politica o addirittura conseguenza della pressione di gruppi affaristici locali. Rino Piscitello conclude la sua disamina ritenendo assolutamente indispensabile una profonda modifica della legislazione in materia che, mantenendone intatto il rigore antimafia e il diritto delle popolazioni alla sicurezza pubblica, garantisca al contempo il diritto alla difesa dei singoli e delle comunità eventualmente colpite in modo ingiusto dal marchio dell’infamia e la possibilità di accertare con precisione la veridicità dei fatti.
Al neo dottore e alla sua famiglia vanno le congratulazioni della redazione e dell’editore di Web Marte.