Cipi, futuro segnato. Sembra definitivamente segnato il futuro dei 50 dipendenti – 20 dei quali carlentinesi – dello stabilimento etneo della Cipi. Leader nel settore dell’oggettistica promozionale, l’azienda nelle scorse settimane ha annunciato la cessazione dell’attività della sede siciliana. Rimarrà aperta solo la sede commerciale di Milano.
Vertice al Mise, nulla di fatto. Dopo gli infruttuosi incontri in Confindustria tra vertici societari e sindacati, non ha prodotto, infatti, alcun risultato neppure l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, presieduto dal responsabile dell’ufficio per la crisi d’impresa, Gianpiero Castano.
Nessun passo indietro della proprietà. Il consulente dell’azienda fondata nel lontano 1964, Ezio Cristetti, ha confermato la volontà della proprietà di chiudere lo stabilimento. I motivi sono l’alto costo del lavoro e delle tasse per mantenere in attività l’organico e la struttura.
Le proposte dei sindacati. Dal canto loro, sindacati e rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto il ritiro della procedura di licenziamento collettivo proponendo una serie di soluzioni alternative. Tra queste la riorganizzazione del lavoro attraverso accordi sindacali e l’ottimizzazione dei costi tramite l’incentivazione all’esodo volontario. Ma anche il ridimensionamento della struttura produttiva, la ricerca di eventuali acquirenti e la costituzione di una cooperativa. Irremovibile nella sua decisione la proprietà aziendale.
Mise: «Atteggiamento di irresponsabilità». Il Mise, insieme alla Regione (presente al vertice con il dirigente dell’assessorato del Lavoro, Claudio Cortese) si è detto pronto a fornire il supporto necessario al salvataggio dell’azienda. E ha condannato «l’atteggiamento di grave irresponsabilità dei proprietari che rifiutano ogni percorso alternativo alla procedura di licenziamento».
Mise: «Pronti ad aiutare». «Il Mise, a fronte di una disponibilità della proprietà a rivedere l’atteggiamento di totale chiusura fin qui dimostrato – si legge in una nota – è pronto a fornire insieme alla Regione Siciliana tutto il supporto necessario al salvataggio e al rilancio di una realtà imprenditoriale italiana che opera in un mercato con ancora valide opportunità di sviluppo».
Condorelli (Ugl): «Non possiamo restare a guardare». «Non possiamo – afferma il carlentinese Giovanni Condorelli, segretario confederale Ugl, che ha partecipato al vertice insieme agli altri rappresentanti sindacali – restare a guardare. Nonostante la posizione unitaria dei sindacati, l’appoggio del Mise e della Regione Sicilia alle nostre richieste, l’azienda ha ribadito la sua volontà di chiudere la sede di Catania dopo ben 50 anni di attività per delocalizzare all’estero».
No alle delocalizzazioni. «Abbiamo invitato Cipi a ritornare sui propri passi al fine di trovare soluzioni alternative alla mobilità, quindi ai licenziamenti, attivando la cassa integrazione che la Regione è disposta a finanziare per sei mesi. Ma Cipi si è dimostrata ancora una volta irremovibile. Le delocalizzazioni, che stanno svuotando il Sud e non solo, devono essere fermate. Occorre impedire, prima che sia troppo tardi, che tante aziende italiane e straniere utilizzino fondi pubblici, mentre nel frattempo si preparano ad abbandonare i nostri già martoriati territori».
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