Dietro gli ospiti di caratura nazionale che passano da Augusta c’è, al solito, l’impegno della libraia Grazia Salvo e di suo marito Antonio Ferro. Che durante l’anno si adoperano per assicurare il giusto lustro al marchio Mondadori. Negli ambienti si mormora che quella di Augusta sia tappa opportuna per la promozione libraria.
Tra gli ospiti più attesi Francesca Barra, che, però, suo malgrado, ha dovuto rinviare la promozione del suo nuovo romanzo prevista per il prossimo 12 luglio. Perché ha chiuso un contratto con La7. Che la inchioderà alla sedia di “In onda”, un programma condotto in coppia con Gianluigi Paragone.
Del resto è un buon ingaggio. Lei è brava: giornalista, conduttrice televisiva e radiofonica. Madre di due figli. Bella. Ma soprattutto lucana, di Policoro. Ci tiene alle sue radici. Che mostra con orgoglio nel suo nuovo romanzo “Verrà il vento e ti parlerà di me” (Garzanti, 2015, pagg. 216, € 14,90).
La copertina del romanzo in stile vintage illustra una donna in un campo di grano. Le braccia abbandonate in una postura di gioioso incontro con la natura. Le mani che sfiorano le spighe piegate dal venticello. A una delle nuvole è affidato il messaggio “Ci vuole coraggio per inseguire un sogno”. Filo conduttore del romanzo. Che si dipana intrecciando la vita delle due protagoniste, la nonna Teresa e la nipote Caterina. Tradizione e modernità a confronto.
Caterina vorrebbe affrancarsi dal mondo piccolo di Policoro. Dove tutti si conoscono e il giudizio sull’individuo risente del retroterra familiare. Di chi sei figlio?
Perciò Caterina si trasferisce a Roma all’università. Per testarsi agli occhi degli sconosciuti. Tra questi spunta Pietro, un coetaneo. Si innamorano, ma radici così diverse stentano a intrecciarsi.
Per Caterina a Natale si torna a casa tra i parenti.
Ci si siede a tavola, dove nascono i discorsi più importanti o dove si sistemano certe questioni. Si ricrea l’atmosfera con le ricette della nonna. La nonna che “aveva saputo creare una rete, quella che ti fa rimbalzare senza cadere, che ti protegge se ti lanci con spregiudicatezza”.
Per Pietro a Natale si va a sciare con gli amici.
Così diventa curioso il quadretto di incomprensioni che viene fuori quando le due culture, pur piacendosi, non riescono a convivere. Entrambi attingono da esperienze diverse, da una scala di valori invertita per certi aspetti. Sarà Pietro, a un certo punto, a scendere a Policoro per cercare la fidanzata scomparsa tra le pieghe della famiglia.
A proposito di cultura, la nonna Teresa è un serbatoio di tradizioni popolari. Il romanzo ne costeggia la vita soffermandosi su momenti quali l’allestimento del letto nuziale, molto simile alla “cunzata do’ lettu” siciliana. Oppure alle ricette della vigilia di Natale dove compare un baccalà alla lucana che, a leggere la ricetta, è pari pari all’augustanese “baccalà e pipi sicchi”.
Caterina giunge all’interessante conclusione che “andare via è la scelta più facile. Perché dove ci sono le tue origini, solo lì puoi essere davvero te stessa e a volte questo fa paura”. E allora ci vuole “coraggio per inseguire il sogno” che la riporterà irrimediabilmente alla Basilicata.
Il romanzo è vitalizzato da un alternarsi di vicende che riguardano ora Teresa, ora Caterina. Le ricette proposte sono contestualizzate conferendo alla trama l’allegria di una buona pietanza lucana e di una tavola imbandita come solo al Sud pare sappiano fare.
L’attesa di Francesca Barra sarà occasione per preparare una degna risposta al suo “panino con la frittata” di cui decanta lodi nel romanzo. Basterebbe una caponatina augustana per scrivere tutta un’altra storia!
Alessandro Mascia
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