«Nessuno muore sulla terra finché vive nel ricordo di chi resta». Lo ha detto il sindaco Saverio Bosco intervenendo ieri mattina alla cerimonia in ricordo di Emanuele Ferraro, il militare lentinese ucciso 14 anni fa nella strage di Nassiriya, in Iraq, nella quale persero la vita 28 persone (19 italiani e 9 iracheni) tra carabinieri, militari dell’Esercito e civili. In Piazza del Popolo, proprio dove alcuni anni fa è stato realizzato un monumento in bronzo in sua memoria, si è svolta una commemorazione sobria ma toccante alla quale, come ogni anno, sono intervenuti i familiari e gli amici di Emanuele, oltre che una nutrita rappresentanza di forze dell’ordine e di associazioni combattentistiche e d’arma.
Le tante autorità militari e civili presenti. Oltre al primo cittadino erano presenti il generale di Brigata Claudio Minghetti, comandante militare dell’Esercito in Sicilia, il viceprefetto Marinella Iacolare, il vicequestore e dirigente del Commissariato della Polizia di Stato di Lentini Marco Maria Dell’Arte, il comandante della Guardia di Finanza di Lentini luogotenente Pietro Risuglia, il comandante del Centro documentale di Catania dell’Esercito italiano colonnello Leonardo Privitera, il comandante della Polizia municipale Melania Incontro, il cappellano militare don Paolo Spinella e le delegazioni delle locali sezioni dell’Associazione nazionale carabinieri e della Croce Rossa.
Chi era Emanuele Ferraro. Caporal maggiore capo scelto in servizio permanente, di stanza nel sesto reggimento trasporti di Budrio, in provincia di Bologna, Emanuele aveva 28 anni quando la sua vita, il 12 novembre 2003, fu tragicamente stroncata in Iraq. Delle 28 vittime della strage, 7 erano siciliane. Ieri mattina è stata deposta una corona d’alloro ai piedi del monumento. La cerimonia è poi proseguita al cimitero dove è stato deposto un mazzo di fiori sulla tomba del giovane militare.
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