Sobria e breve cerimonia questa mattina in Piazza del Popolo in memoria di Emanuele Ferraro, il caporale maggiore capo scelto in servizio permanente, di stanza nel sesto reggimento trasporti di Budrio, in provincia di Bologna, morto tragicamente a soli 28 anni nella strage di Nassiriya, in Iraq, il 12 novembre 2003. A rendergli omaggio il maggiore generale Vincenzo Puri, comandante dell’Arma dei trasporti e materiali dell’Esercito, cui appartiene il sesto reggimento di Budrio. Alla cerimonia, presenti i vertici locali e provinciali di tutte le forze armate, sono intervenuti i familiari di Emanuele, il papà Dario, la mamma Maria e il fratello Alessandro, i sindaci di Lentini e Carlentini, Saverio Bosco e Giuseppe Basso, le associazioni d’arma e combattentistiche e una rappresentanza di studenti della città. Primo di due figli, Emanuele era nato a Lentini il 28 marzo 1975 e dopo gli studi superiori aveva deciso di arruolarsi nell’Esercito. Nonostante la sua giovane età, era già un “anziano” delle missioni internazionali di pace. Ne aveva fatte tante, una decina almeno. Ma mai aveva lasciato trasparire paura e apprensione. Era lui che tranquillizzava i suoi genitori e suo fratello. Il giorno prima dell’attentato davanti alla base italiana dei Carabinieri, aveva inviato un sms ad Alessandro, il fratello di cinque anni più piccolo. «Ciao fratello. Qui tutto ok, non ti preoccupare. Ti voglio tanto bene», aveva scritto. Poi il silenzio e la morte. Dopo due brevi allocuzioni, il maggiore generale Puri e il sindaco Bosco hanno deposto rispettivamente ai piedi del monumento dedicato a Emanuele Ferraro una corona d’alloro e un mazzo di fiori. «Emanuele Ferraro – ha detto il comandante Puri nel suo intervento – faceva parte di quella lunga schiera di uomini che hanno difeso la Patria e il bene comune. La grande dignità con cui i familiari hanno vissuto la perdita del loro affetto più caro rappresenta per tutti noi un’altra lezione di vita da tenere impressa nei nostri cuori».
© Riproduzione riservata