Il convento dei Frati minori cappuccini – restaurato con i fondi della 433 e restituito alla città nei mesi scorsi con l’affidamento all’associazione SiciliAntica di Lentini e Carlentini – al centro di una giornata di studio in programma sabato 17 settembre, a partire dalle ore 9. Nel corso della mattinata si svolgerà una conferenza sul tema “I Cappuccini di Lentini: storia di un convento”, cui seguirà la visita del cenobio e l’inaugurazione dei putridaria. Alla conferenza, moderata dalla presidente di SiciliAntica di Lentini e Carlentini, Cristina Stuto, interverranno il sindaco Saverio Bosco, l’assessore ai beni bulturali Alessio Bufalino, la soprintendente di Siracusa Rosalba Panvini, la responsabile del polo regionale di Siracusa per i siti e i musei archeologici Maria Musumeci, la presidente regionale di SiciliAntica Simona Modeo, il parroco della chiesa di Sant’Alfio don Maurizio Pizzo, la responsabile dell’archivio storico di Lentini Mirella Vinci e Carlo Maci, esperto del territorio. Dopo il pranzo in un ristorante del centro storico, la giornata proseguirà nel pomeriggio con la riunione del consiglio regionale di SiciliAntica che si terrà nella sede del Circolo Alaimo, in piazza Duomo, cui seguirà la visita guidata del centro storico, dell’ex cattedrale e della chiesa di San Luca. Riconsegnato alla città dopo anni di accurati lavori di restauro, il grande complesso cenobitico, fondato all’inizio della seconda metà del Cinquecento, ebbe un ruolo rilevante nell’ambito della provincia siracusana della famiglia francescana dei Cappuccini. Si sa per certo che esisteva già nel 1574 – anno di costituzione della provincia siracusana dei Cappuccini – e che quattro anni dopo, nel 1578, vi si celebrò il terzo capitolo provinciale, il primo di una serie di sette capitoli che il convento, data la sua importanza, ospitò negli anni successivi. Distrutto dal terremoto del 1693, fu riedificato nello stesso luogo e completato nel 1704. L’ex convento, che sorge all’interno del perimetro del cimitero, una parte del quale costituiva all’origine l’orto della comunità monastica, è stato restaurato grazie a un finanziamento di poco più di due milioni di euro.
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