I fatti. Secondo la ricostruzione certosina degli inquirenti, e dalle notizie apparse stamane sui vari media, i lavori vennero aggiudicati al raggruppamento temporaneo di imprese Condotte per l’Acqua spa e Cosige spa. Ma sembrerebbe che la “scelta” sarebbe stata effettuata “a tavolino” dall’aggiudicatario che avrebbe coperto con svariate sedute di gara la reale intenzione. Nelle indagini si parla anche di abuso d’ufficio, al momento presunto, che sarebbe stato commesso dal direttore generale pro tempore del Cas, Maurizio Trainiti, dal vicepresidente Gazzarra, figura chiave dell’indagine, da Antonio D’Andrea, Duccio Astaldi, Stefano Polizzotto e Nicola Armonium.
Nel contratto d’appalto sarebbe stata inserita una clausola che prevedeva la possibilità di posticipare i termini di consegna del lotto prioritario e di ultimazione dell’opera. E questo, secondo i magistrati, avrebbe provocato un danno al Cas. A Gaspare Sceusa, invece, responsabile unico del procedimento relativo all’appalto, i pm contestano di avere autorizzato illegittimamente la Cosige Scarl (società consortile costituita tra la Condotte d’Acqua S.p.A. e la Cosedil S.p.A.) a stipulare un contratto di sub-appalto per una consulenza legale con un’altra società, la Pachira Partners spa.
La Pachira avrebbe incassato per il servizio offerto un milione e 650mila euro. Ma la somma in realtà, per la Procura di Messina, sarebbe servita come “mazzetta” per ricompensare il vicepresidente del Cas, Gazzarra. Contemporaneamente infatti, il pubblico ufficiale avrebbe incassato esattamente la stessa somma come compenso di una consulenza da lui fornita alla Pachira Partners.