Articolo 27 Cost. it.. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla “rieducazione del condannato”. E’ ancora vivo il dibattito in Italia, cosi come nella città di Veronica Panarello, la giovane madre accusata di aver ucciso il figlioletto Loris. Pareri contrastanti alla notizia della sentenza del tribunale: 30 anni. Si apre il dibattito anche attraverso i social e sulle pagine di Webmarte.
I commenti sono dei più svariati. Per esempio, un lettore scrive: ” E adesso cosa sta a fare la giustizia italiana per aiutare questa “persona” che molto probabilmente ha agito perché in preda o posseduta dal demonio!?”. Ed ancora, secondo un altro lettore, l’ avvocato Vilardita, difensore di Veronica, avrebbe ragione quando sosterrebbe “che manca il movente perché la sua “assistita “ possa aver ucciso il proprio figlio; infatti l’accusa pare non abbia trovato nessun “movente”. E quindi!?
Questo è il commento di un social di S. Croce Camerina che esprime le sue remore sul nostro giornale online dopo che è stata data la notizia della condanna a 30 anni di carcere per la Panarello. La voce del popolo chiede giustizia per il piccolo Loris. Sembra non esserci chiarezza. Troppi gli intrecci e le ambiguità – “ una mamma non uccide il proprio figlio – bisogna avere molta forza per fare un gesto del genere per una donna soprattutto per una mamma”. Si spera che venga presto a galla la verità per la Panarello che, delusa ed arrabbiata al processo, ha espresso nei confronti del suocero una frase, anzi una vera e propria minaccia di morte. E se davvero non fosse stata lei ad uccidere il piccolo? Ecco la voce popolo. (e. s.)