Sono state interrogate le sei persone coinvolte nell’operazione Port Utility attualmente agli arresti domiciliari, solo una si trova in carcere. Si dovranno difendere dall’accusa di corruzione e “turbativa” delle gare pubbliche bandite dall’Autorità Portuale di Augusta. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i bandi per gli appalti di opere infrastrutturali da destinare allo scalo commerciale megarese non sarebbero state allestite dai funzionari dell’A.P. ma da professionisti privati dello studio di progettazione.
Altro grave elemento emerso nel corso delle indagini, il coinvolgimento illecito di alcuni tecnici prima commissari di gara e poi consulenti della stessa società che si aggiudicava l’appalto. Come era prevedibile, l’interrogatorio all’ingegnere Nunzio Miceli, ritenuto il regista dell’operazione e attualmente in carcere, è stato quello più approfondito. I fratelli Pietro e Giovanni Magro hanno avuto modo di chiarire la loro posizione, in particolare relativamente al contenuto di una conversazione whatsapp e ad una intercettazione telefonica del 2017. Entrambi sono difesi dall’avvocato Aldo Ganci che depositerà l’istanza di scarcerazione ed avvierà il ricorso al Riesame.
Si è avvalso, invece, della facoltà di non rispondere Antonino Sparatore. Interrogatorio di garanzia anche per Giovanni Sarcià e Venerando Toscano dell’AP. Le opere finite sotto la lente d’ingrandimento della Gurdia di Finanza di Siracusa sono quelle finanziate nell’ambito della programmazione 2007/2013 con fondi Pon e ammontano a circa 100 milioni di euro. Le “consulenze illecite” ammonterebbero a circa 8 milioni di euro. Mentre i due funzionari dell’Autorità Portuale, incaricati di gestire le gare di appalto, avrebbero incassato circa 500 mila euro ciascuno a titolo di incentivi per le relative attività d’istituto, in realtà, cosi è emerso dalle indagini, erano svolte dai tre professionisti titolari dello studio di progettazione.