Nelle prime ore di stamane, agenti della Polizia di Stato, in servizio alla Squadra Mobile di Siracusa, eseguendo le direttive impartite dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Siracusa Dott. V. Nitti con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Dott. Fabio Scavone, hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari, emesse dal Gip presso il Tribunale di Siracusa, dott.ssa Scapellato, nei confronti di: Shajla Tringali classe 1994, siracusana; Andrea Caniglia, classe 1987, residente a Scordia; Antonino Mauro, classe 1995, siracusano.
Sono tutti accusati della rapina avvenuta il 4 novembre 2016 in danno della gioielleria Piccione di Siracusa. In quella circostanza, una giovane coppia (identificata in Andrea Caniglia e Shajla Tringali) si era recata presso la gioielleria mostrandosi interessata all’acquisto di un anello con diamante.
Mentre il gioielliere era distratto dai clienti, due soggetti erano entrati nel negozio armati di una pistola ed a volto travisato. Uno di loro, dopo aver picchiato il gioielliere con calci e pugni ed averlo colpito altresì con il calcio della pistola, aveva puntato l’arma nei confronti della vittima, costringendo il Piccione a consegnargli i gioielli che aveva prelevato dalla cassaforte per mostrarli ai clienti (per un valore pari a circa euro 74.000) nonché il suo stesso telefono cellulare.
Durante la fuga, il titolare della gioielleria era riuscito ad afferrare il cappuccio della felpa indossata da uno dei due, scoprendo il volto del reo. Le telecamere del sistema di videosorveglianza della gioielleria avevano immortalato i due soggetti ed uno di essi era stato ritenuto molto somigliante con le fattezze fisiche di Antonino Mauro.
Inoltre le analisi biologiche eseguite sul passamontagna utilizzato per la rapina avevano evidenziato la presenza del D.N.A. una traccia minima compatibile con il dna di Mauro. L’attività di indagine, sviluppatasi con intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre ad evidenziare un quadro indiziario di responsabilità anche a carico dei due avventori (Andrea Caniglia e Shajla Tringali), ha fatto emergere la paura di Mauro di essere scoperto e la piena confessione di uno degli indagati.