Il Frecciabianca non arriva alla stazione di Siracusa tagliando fuori la nostra provincia dai collegamenti regionali e nazionali lasciandola sempre più isolata nel totale silenzio della politica.
Si parla di programmazione di eventi, di marketing territoriale, di sviluppo turistico e poi, alla fine, le azioni concrete sono organizzate tenendo fuori la città di Siracusa, nell’apparente, totale indifferenza di gran parte della classe politica, che troppo spesso sembra occuparsi di fatti che non incidono realmente sulla vita dei cittadini, tanto meno delle aziende. La circostanza che Trenitalia abbia deciso di estromettere Siracusa dai futuri progetti di sviluppo della rete ferroviaria Siciliana, iniziando dal percorso previsto per il Frecciabianca, il quale opererà esclusivamente nella tratta Palermo – Catania – Messina, ha dell’incredibile e lascia alquanto sgomenti. “E’ un modello di sviluppo che non possiamo accettare – dichiara il presidente di Confcommercio, Elio Piscitello -. La stazione di Siracusa fu costruita come stazione terminale della linea jonica, Messina, Catania, Siracusa e, da allora, è sempre stata, insieme a Palermo, la stazione terminale dei treni a lunga percorrenza in arrivo e in partenza dalla Sicilia. Purtroppo, negli ultimi anni, nel sostanziale assordante silenzio di chi dovrebbe difendere e promuovere gli interessi del nostro territorio, la stazione è stata sempre più depotenziata fino ad arrivare all’odierna, inaccettabile, scelta di declassarla di fatto in una stazione secondaria collegata da servizi regionali, peraltro poco funzionali. Rendendo Siracusa sempre più isolata dal resto del paese”.
Trent’anni fa per andare da Siracusa a Roma, col treno Intercity, occorrevano 10 ore e 55 minuti, oggi, quando nel resto del paese si parla di alta velocità e di treni Frecciarossa, per percorrere lo stesso tragitto occorrono, incredibilmente, 11 ore e 2 minuti, ben 7 minuti in più di prima. Stessa cosa vale per Milano, unica altra tratta a lunga percorrenza ancora attiva. Per una velocità media di percorrenza minore agli 80 km/h. Ancora peggio se si vuole andare da Siracusa a Palermo. Fino a pochi mesi fa il viaggio durava 4 ore e 6 minuti. Oggi, lo stesso percorso dura 4 e 38 minuti, 32 minuti in più, che rendono ancor meno conveniente l’utilizzo di questo importante mezzo di trasporto. Anche questo è il frutto della scelta di declassamento della stazione di Siracusa. I pochi treni diretti da Siracusa a Palermo sono infatti costretti a seguire un percorso folle, e per noi alquanto umiliante.
La tratta attuale prevede un doppio passaggio per la stazione di Fontanarossa (da qui i trenta minuti in più). Nella sostanza i treni seguono il seguente percorso: Siracusa, Priolo, Lentini, Fontanarossa, Catania, Fontanarossa, per poi dirigersi, finalmente, verso Palermo, con una velocità media di percorrenza di poco più di 45 km/h (attualmente la velocità media di percorrenza delle ferrovie nel resto dell’Italia è superiore ai 150 km/h). Tutto ciò, ovviamente, rappresenta un grave danno per il nostro territorio, tenuto anche conto che nella nostra provincia il comparto turistico rappresenta sempre più una parte rilevante del PIL complessivo e che nel settore ricettivo alberghiero, attualmente, vi sono circa 13 mila posti letto, ovvero quasi il 10 per cento dell’intera offerta siciliana. Accettare silenti le scelte di progressiva marginalizzazione dal traffico ferroviario nazionale, mobilità green per eccellenza, rappresenterebbe, pertanto, una grave e inescusabile negligenza dell’intera classe dirigente siracusana.
“Tutti gli studi indicano che dove c’è una facile mobilita di persone e di merci – continua Piscitello -, le comunità crescono rapidamente e in un modo florido. Pertanto, non si può parlare di sviluppo, ancor meno sostenibile, della nostra provincia senza potenziare i trasporti ferroviari. Anche i siracusani devono avere la possibilità di spostarsi in treno come tutti gli altri cittadini europei e di poter lavorare per la crescita dei flussi turistici, così come merita il territorio”. Il Presidente di Confcommercio Siracusa, chiede alla deputazione nazionale e regionale, ai Sindaci, ai rappresentanti dei partiti politici presenti nel nostro territorio, a tutte le associazioni di categoria datoriali e dei lavoratori di mobilitarsi per obbligare Trenitalia, il Governo regionale e il Governo nazionale a ridiscutere gli obiettivi di sviluppo della mobilità ferroviaria nella nostra regione, restituendo a Siracusa il ruolo di stazione terminale di rilievo nazionale, così come è sempre stato nella sua storia. A tal fine, nei prossimi giorni la Confcommercio intende convocare un tavolo di confronto con i deputati nazionali e regionali e con le associazioni di categoria per organizzare eventuali iniziative comuni.