Aveva risposto ad un’ inserzione di lavoro per la ricerca di una badante ma si è trovata sequestrata in casa e abusata da un 60enne che è stato arrestato per sequestro di persona e violenza sessuale.
Vittima di una vera e propria odissea una donna di 41 anni, di origini romene residente nel messinese che, rispondendo ad un’inserzione pubblicata online su un noto social media che offriva un posto di lavoro da badante per anziani, si era recata nell’abitazione del 60enne, al centro di Palagonia, per conoscere la presunta anziana da accudire, nonchè concordare i termini economici del servizio che avrebbe prestato.
Già da subito la donna aveva subodorato qualcosa di strano nel comportamento dell’uomo, vecchia “conoscenza” dei Carabinieri per i suoi precedenti penali, notando la presenza di molte lattine di birra abbandonate ovunque all’interno dell’abitazione ma, soprattutto, l’assenza della sua futura assistita.
Il 60enne, inoltre avrebbe incentrato le sue attenzioni sull’aspetto esteriore della donna con sfacciato apprezzamento verbale delle sue fattezze fisiche, avrebbe “gettato la spugna” rivelandole che non c’era alcuna persona da accudire e, che, l’impiego lavorativo da badante, sarebbe stato solo un pretesto per consentirgli di conoscere donne con le quali consumare rapporti intimi.
Non avrebbe perso tempo, infatti, chiedendo alla donna di concedersi immediatamente a lui tanto che quest’ultima, comprensibilmente impaurita, avrebbe cercato immediatamente di scappare dall’abitazione la cui porta d’ingresso, però, sarebbe stata già precedentemente chiusa a chiave dal 60enne che, con la forza, l’avrebbe immediatamente privata dal cellulare per evitare che potesse chiedere aiuto.
Il calvario della donna si sarebbe pertanto addirittura protratto per circa un mese, lasso di tempo durante il quale il 60enne, per sottometterla a sé, l’avrebbe più volta presa a schiaffi e pugni.
La donna, separata e madre di un 12enne, sarebbe stata così costretta a soddisfare in ogni momento le insane “pretese” del 60enne, il quale sarebbe stato solito abbandonare l’abitazione brevemente e solo per andare a comprare sigarette, birre e generi alimentari, ovviamente, però, chiudendola a chiave in casa.
L’occasione di “salvezza” per la vittima si sarebbe materializzata quando l’uomo, uscito da casa, aveva dimenticato di portare con sé il suo cellulare, consentendo così alla poveretta di trasmettere un messaggio ad una sua amica chiedendole di chiamare i Carabinieri, salvo poi cancellarlo immediatamente per evitare che lui si accorgesse di qualcosa.
Fortunatamente l’amica ha effettivamente avvisato i Carabinieri della Stazione di Palagonia che si sono subito presentati nell’abitazione del 60enne che, dopo aver tergiversato nell’apertura della porta, ha dichiarato loro di vivere in compagnia della convivente.
In questo frangente è giunta però la vittima che, accortasi della presenza dei militari, li ha abbracciati chiedendo loro di essere salvata da quello che lei, continuamente ed instancabilmente, continuava a chiamare “mostro”.
La vittima è stata confortata da un Carabiniere donna presente in quel momento, quindi è stata subito trasportata ed affidata alle cure dei medici dell’ospedale di Caltagirone che, nell’immediatezza, hanno confermato la compatibilità delle lesioni riscontrate, fisiche e psicologiche, con le circostanze relative ad una presunta violenza sessuale.
Nel frattempo altri militari hanno effettuato un sopralluogo all’interno dell’abitazione, raccogliendo successivamente le dichiarazioni della 41enne, agghiaccianti per la crudeltà dimostrata dall’uomo nei suoi confronti.
L’assoggettamento della donna sarebbe stato determinato dall’obbligo, a pena di conseguenti violenze fisiche, di bere birra contro la propria volontà, così da indurla ad abbandonare la propria ritrosia a concedersi brutalmente al suo aguzzino.
Il 60enne è stato subito associato alla casa circondariale di Caltagirone a disposizione dell’ autorità giudiziaria che, concordando con le risultanze investigative fornite dai Carabinieri, ferma restando la presunzione dell’innocenza dell’indagato valevole ora e fino a condanna definitiva, ha convalidato l’arresto, emettendo altresì una misura cautelare nei suoi confronti a seguito della quale permane tuttora in carcere.
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