
Reazioni di segno opposto dopo la pubblicazione da parte della Sezione di controllo per la Regione Siciliana della Corte dei conti, del “Referto sulla gestione del ciclo dei rifiuti nella Regione Siciliana, sull’economia circolare e, in generale, sulle azioni a tutela dell’ambiente e di manutenzione e di valorizzazione del territorio”.
Il presidente della Regione Renato Schifani ribadisce che il Referto non rappresenta un controllo su atti puntuali di rilevanza finanziaria, come nel caso della delibera CIPESS sul Ponte sullo Stretto con effetto sospensivo del procedimento, ma di controllo sulla gestione che si sostanzia, come evidenzia la stessa Corte: in “raccomandazioni sollecitatorie di interventi e misure correttive”.
“Quindi nessun freno né paralisi, come qualcuno sostiene, semmai uno sprone a procedere con aggiustamenti che rendano più efficace il riordinamento avviato ed ancor più speditamente.
La realizzazione di un modello che assicuri una gestione integrata del sistema dei rifiuti secondo i principi dell’economia circolare nel pieno rispetto della gerarchia dei rifiuti è l’obiettivo che stiamo proseguendo e che, attraverso il completamento della rete impiantistica e la realizzazione dei termovalorizzatori, dei quali è in corso di definizione la progettazione, potrà finalmente liberare la Sicilia da una questione per troppo tempo rimasta irrisolta.
Impegno che il Governo Schifani ha assunto tre anni fa, al momento dell’insediamento”.
Per Legambiente Sicilia invece la Corte dei Conti boccia gli inceneritori, per la mancanza di certezza sui tempi, le dimensioni o l’efficacia degli impianti.
Il presidente Tommaso Castronovo ha commentato il documento dei giudici contabili.
“Gli inceneritori non bastano a garantire una gestione sostenibile, visto che non esiste certezza su tempi, dimensioni o efficacia degli impianti.
Il rischio è che diventino soltanto un costo aggiuntivo per cittadini e Comuni, con scarti ancora da smaltire ed emissioni ambientali da gestire senza un piano credibile.
A dirlo non è Legambiente, ma la Corte dei Conti, che mette nero su bianco quello che noi sosteniamo da anni”.
Castronovo ribadisce la posizione dell’associazione, di segno del tutto opposto a quella del presidente Schifani.
“Non ci stancheremo mai di ripetere che gli inceneritori non rappresentano affatto una soluzione, tantomeno innovativa.
I primi impianti per bruciare i rifiuti in Italia risalgono agli anni ’70, ma furono poi chiusi perché si scoprì che dai loro camini fuoriusciva una sostanza altamente cancerogena, la diossina, insieme a numerosi metalli pesanti.
Anche negli anni 2000, restando in Sicilia, l’allora presidente Cuffaro propose un piano dei rifiuti basato esclusivamente su quattro termovalorizzatori, la cui capacità nominale avrebbe consentito di bruciare l’intera quantità di rifiuti prodotta nell’isola — allora oltre 2,5 milioni di tonnellate — mettendo così da parte la raccolta differenziata e la reale trasformazione dei rifiuti in risorsa. Chiarito che non vi è nulla di innovativo negli inceneritori, sostenere che essi rappresentino una soluzione per “trasformare i rifiuti in risorsa” è una colossale bugia. In realtà, questi impianti bruciano e distruggono i rifiuti, inclusi quelli che, in teoria, potrebbero essere differenziati e riciclati. Delle circa 600 mila tonnellate che tali impianti dovrebbero trattare ogni anno, almeno 400 mila hanno tutte le potenzialità per essere trasformate in risorsa.
Ma non solo inceneritori, la Corte dei Conti stigmatizza anche la mancanza di pianificazione e gli impianti di riciclo fermi al palo. Al presidente Schifani chiediamo – conclude Castronovo – di seguire le indicazioni puntuali della corte dei conti e di riscrivere il piano rifiuti nel pieno rispetto della gerarchia della gestione dei rifiuti, della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini”
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