
Lo scorso luglio, su una prestigiosa rivista, Journal of aging and longevity, è stata pubblicata la ricerca condotta dal Professore dell’Università di Sassari Gianni Pes col Professore emerito dell’Università di Palermo Calogero Caruso, che inserisce Caltabellotta tra le “zone blu”, le aree demografiche o geografiche in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale.
La loro individuazione originaria è il risultato di una ricerca scientifica condotta da due ricercatori, Gianni Pes e Michel Poulain, che pubblicarono nel 2004 sulla rivista Experimental Gerontology il loro studio demografico sulla longevità umana, che identificava la provincia di Nuoro, in Sardegna, come l’area con la maggiore concentrazione di centenari al mondo.
Nel corso degli anni lo studio è stato affinato con il contributo di altri studiosi, tra cui Dan Buettner, e alla Barbagia sono state aggiunte altre aree: l’isola di Okinawa (Giappone); l’Ogliastra (Sardegna, Italia); Nicoya (Costa Rica), Icaria (Grecia) e la comunità di avventisti di Loma Linda, in California.
Alle zone blu consolidate si aggiunge ora, con la qualifica di ‘emergente’, Caltabellotta, il borgo agrigentino sui Monti Sicani a 949 metri sul livello del mare, dove vivono poco meno di 3.100 abitanti, molti dei quali non proprio giovanissimi.
“Avevamo da tempo il sospetto che stesse accadendo qualcosa di unico nei borghi montani della Sicilia. Caltabellotta si è distinta, non solo nei dati, ma anche per le tradizioni profondamente radicate, per la dieta e per il modo di vivere”.
Così il professore Pes.
La longevità degli abitanti di Caltabellotta non è una novità, era di Caltabellotta infatti l’uomo considerato più longevo al mondo, Antonino Turturici, deceduto a 109 anni, la cui famiglia includeva tre fratelli vissuti oltre i 90 anni.
Secondo i dati Istat, all’inizio di quest’anno tra i 3.089 cittadini residenti, gli ultraottantenni erano 350, l’11,3% della popolazione, e di questi 99 sono gli ultranovantenni e 4 hanno già oltre 100 anni.
Quasi tutti autonomi e in buona salute svolgono in gran parte le loro attività di una vita, nei campi, negli allevamenti, e vivono una vita sociale ricca di relazioni con i familiari ma non solo.
Secondo il professore Caruso alcuni fattori ambientali contribuiscono in modo determinante al risultato.
“Fa la differenza lo stile di vita.
Qui l’acqua è ricca di minerali, l’aria sana, la qualità del terreno, e la biodiversità nella vegetazione locale possono influire sulla longevità.
Anche altitudini moderate come i 949 metri sul livello del mare sembrano incoraggiare stili più attivi e ridurre i fattori di stress ambientale con benefici per il sistema cardiovascolare, la riduzione dell’usura del corpo e favorendo la resilienza sia fisica che mentale”.
In un articolo sul Corriere della Sera di oggi, sono riportate le interviste con alcuni degli abitanti del borgo, vicini al traguardo del secolo di vita.
Per qualcuno di loro il segreto è rappresentato dalle salite che sono costretti a percorre quotidianamente e dall’alimentazione a base di prodotti locali, asparagi, finocchi, piselli e melanzane, le verdure con le uova, la pasta e il pane preparati nel focolare domestico.
Per altri contribuirebbero le cento sorgenti di acqua naturale di cui la zona è ricca, ma per tutti è fondamentale il continuo muoversi e l’equilibrio tra salute fisica e psicologica.
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