
A Catania i ripetuti episodi di criminalità, oltre che aumentare l’allarme e un senso di insicurezza diffuso, accendono anche il dibattito sull’ordine pubblico.
Numerosi gli atti criminali registrati nelle ultime settimane, dalle risse ai colpi di pistola sparati contro alcune attività commerciali e un’abitazione.
Fino all’omicidio di ieri in Corso Sicilia, dove un parcheggiatore abusivo, al culmine di una lite, è stato accoltellato a morte.
Proprio ieri, in una intervista rilasciata al quotidiano La Sicilia, il Procuratore capo della Repubblica di Catania Francesco Curcio aveva parlato del difficile momento che la città attraversa dal punto di vista dell’ordine pubblico.
“La risposta dello Stato non si farà attendere.
È sotto gli occhi di tutti che c’è questo ricorso alla violenza anche armata in conseguenza anche della frammentazione dei vari gruppi criminali che si contendono il principale interesse criminale che è la gestione delle piazze di spaccio.
Chi consuma droga, quindi, deve sapere che alimenta questo tipo di attività criminale così pericolosa”.
Per il Procuratore sarebbe in corso una guerra tra gruppi per il controllo della attività criminali, prima fra tutte il traffico della droga, ma rassicura sul controllo del territorio da parte delle istituzioni.
“Non siamo preoccupati perché lo Stato è unito e compatto: si lavora in coordinamento con Prefettura, polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Lo Stato sta facendo il massimo, sta impegnando tanti uomini e sta lavorando facendo squadra.
Le persone perbene possono attendere con fiducia la risposta dello Stato, gli altri che frequentano quelle zone per acquistare stupefacenti, anche se sono persone incensurate, devono sapere che con il loro comportamento rafforzano la mafia”.
Sull’emergenza sicurezza è intervenuto anche il sindaco Enrico Trantino.
“È chiaro che le modalità operative sono di chi intende esercitare un controllo del territorio attraverso la sopraffazione e la violenza, secondo il classico schema dell’associazione mafiosa. Ma noi impediremo che Catania diventi il campo di battaglia dei clan.
Nessuno si è mai illuso che il modello mafioso fosse definitivamente neutralizzato.
Le associazioni criminali non sono un fenomeno catanese, palermitano o siciliano sono un fenomeno a 360 gradi perché la mafia non è altro che una gestione intimidatoria degli obiettivi economici.
Ecco perché mai ho immaginato che Catania fosse diventata improvvisamente una Repubblica di Bengodi.
Con il coordinamento della procura e l’azione congiunta di prefettura e questura sarà respinto ogni tentativo di aggressione da parte della mafia.
Se confrontiamo la realtà di oggi con quella degli anni Novanta in cui c’erano 104 omicidi l’anno è naturale che mi senta più confortato, ma allo stesso tempo rispetto ad allora adesso c’è il fenomeno social che rende le informazioni molto più immediate e dirette con una maggiore incidenza sulla percezione della sicurezza”.
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