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Catania Siracusa | Scavi archeologici clandestini: ecco gli indagati. Due sono di Augusta

Altri tre sono di Lentini, l’ indagine “Ghenos” è dei Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Palermo, coordinati dalla Procura distrettuale di Catania
Redazione WebmarteRedazione Webmarte12 Dicembre 2025 298 Minuti di Lettura0

Sarebbero stati organizzati in più associazioni a delinquere radicate nell’area catanese e siracusana, finalizzate ad un’attività sistematica e organizzata di scavi archeologici in plurimi siti riconosciuti di valenza archeologica dalla normativa regionale e nazionale, insistenti nell’intero territorio siciliano e in parte in quello calabrese le 45 persone raggiunte stamane da un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Sono ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere, violazione in materia di ricerche archeologiche, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, impiego di denaro di provenienza illecita, furto di beni culturali, ricettazione di beni culturali, autoriciclaggio di beni culturali, falsificazione in scrittura privata relativa a beni culturali, uscita o esportazione illecita di beni culturali, contraffazione di opere d’arte e ricettazione.

L’ indagine denominata “Ghenos” è stata effettuata dai Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Palermo -coordinati dalla Procura Distrettuale di Catania –  che hanno eseguito, con il supporto dell’Arma dei Carabinieri competente sul territorio e con la partecipazione del 12° Nucleo elicotteri Carabinieri e dello Squadrone eliportato Carabinieri “Cacciatori Sicilia”.

I provvedimenti cautelari personalihanno riguardato, nello specifico, 9 ordini di custodia cautelare in carcere, 14 arresti domiciliari, 17 obblighi di dimora (tra cui 8 con obbligo di permanenza notturna in casa), 4 obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria (di cui 2 notificati in territorio estero) e 1 sospensione dell’esercizio di impresa a carico del titolare di una casa d’aste.

L’indagine aveva portato nella prima fase investigativa al sequestro di circa 10 mila reperti archeologici, di cui circa 7 mila monete antiche riconducibili a diverse tipologie di conio raro, di epoca greca emesse nei territori della Magna Grecia e della Sicilia: vi sono esempi rarissimi di emissioni di monete in bronzo di eccezionale importanza storico-culturale appartenenti alle zecche di Heraclea, Reggio, Selinunte, Katane, Siracusa, Panormos e Gela.

Un altro gruppo di monete bronzee provengono da produzioni minori della cuspide nord-orientale dell’isola, quali Calactae, Alaesa Archonidea, Alontion e Tyndaris, quasi tutte in eccellente stato di conservazione. Alcune emissioni sono state ritenute da esperti numismatici di elevato interesse storico e scientifico per la loro rarità.

Si segnalano, inoltre, monete pertinenti a zecche magnogreche e siceliote, la cui cronologia si estende dalla metà del V sec. a.C., con un’emissione in bronzo di forma piramidale di Akragas che costituisce la più antica produzione numismatica della città, fino all’avanzata età ellenistica, periodo al quale appartengono bronzi reggini e della Sicilia orientale (Menaion, Alaisa Archonidea, Kalacte e Mamertini).

Le attività investigative condotte sui territori della Sicilia occidentale hanno permesso di sequestrare anche un raro esempio di moneta bronzea della zecca di Alykiai e due della zecca di Iaitas (Monte Jato). Si menzionano anche alcune rarissime frazioni numismatiche originarie della zecca di Ziz-Panormos, nonché altre rare litre della nota area archeologica di Morgantina ed Herbessos.

Nello sviluppo dell’indagine sono stati eseguiti 5 riscontri investigativi conclusi con l’arresto in flagranza di 6 indagati, tra cui 5 soggetti sorpresi in flagranza di reato nelle attività dello scavo clandestino, nel 2022, all’interno del sito archeologico di Baucina, mentre in altre due circostanze sono stati bloccati 3 indagati all’atto dell’esportazione illecita all’estero di reperti archeologici, con il sequestro di numerose monete avvenuto a Dusseldorf, con l’ausilio della Polizia tedesca.

Le perquisizioni eseguite nel mese di novembre scorso su quei territori, propedeutiche alle odierne misure cautelari, hanno permesso di scoprire nell’area catanese anche un laboratorio (una zecca clandestina) utilizzato per la produzione di falsi manufatti archeologici in ceramica e per la contraffazione di monete e rame allo stato puro (stampi, strumenti per la colatura, conii e bilancini).

Tra le migliaia di reperti, sono stati sequestrati reperti monetali archeologici, in bronzo e in oro, alcuni rari o unici esemplari, centinaia di reperti fittili, tra cui crateri integri a figure nere e rosse, chiodi e frammenti, fibule protostoriche, anelli in bronzo, pesi, monete rudimentali (aes) in bronzo con globetti indicanti il valore ponderale e/o nominale, fibbie, punte di freccia e askos buccheroide. Sequestrati, inoltre, anche circa 60 strumenti predisposti alla ricerca di metalli preziosi, tra cui metal-detectors e diversi arnesi idonei agli scavi clandestini.

Il valore economico complessivo dei reperti sequestrati ammonta a 17 milioni di euro.

La complessa attività investigativa era stata avviata nel 2021, a seguito della denuncia della dirigenza del Parco archeologico di Agrigento per le plurime attività di scavo clandestino compiute dal giugno 2019 nel sito archeologico di Eraclea Minoa, insistente nel territorio di Cattolica Eraclea (Ag). L’indagine seguita dai Carabinieri TPC veniva attivata con il monitoraggio dei tombaroli paternesi e lentinesi che, organizzati in diverse squadre, avevano perpetrato ben 76 scavi clandestini nelle aree archeologiche siciliane e, in due circostanze, anche nel sito calabrese di “Scolacium”.

L’inchiesta si è poi sviluppata anche sul piano internazionale, supportata da articolate attività tecniche realizzate con servizi dinamici, acquisizione di dati del traffico telefonico e telematico,  attività di videoripresa nei luoghi di incontro tra gli indagati, perquisizioni, sequestri, arresti in flagranza, attività di pedinamento, fino anche perquisizione e sequestri eseguiti in Germania tramite richiesta alla magistratura estera con l’Ordine europeo di indagine, tracciando il percorso di illegalità dei beni sottratti al patrimonio indisponibile dello stato italiano, sino alla loro vendita in case d’aste straniere.

Tutto ciò ha consentito alla magistratura catanese e ai Carabinieri del Nucleo Tpc di Palermo di delineare e intercettare una complessa articolazione criminale, composta da più distinte consorterie strutturate dedite allo scavo clandestino e al traffico illecito di reperti archeologici, anche a livello internazionale.

I Carabinieri Tpc hanno, così, potuto ricostruire l’intera filiera associativa che, nella tipica struttura organizzativa denominata “archeomafia”, si compone dei diversi ruoli che partono dalla base con le squadre dei cosiddetti tombaroli specializzati nello scavo clandestino (utilizzando vari strumenti per analizzare il terreno come metal detector, “branda”, georadar e per effettuare gli scavi “spillone”, “zappetta”, macchine per movimento terra), che, con le loro illecite condotte predatorie, distruggono inevitabilmente la morfologia dei siti.

Questa manovalanza aveva eseguito una sistematica sequenza di escavazioni con apposite attrezzature in numerosi siti archeologici della Sicilia e, in parte, anche di Calabria.

Il sodalizio si componeva anche dei ricettatori locali, fino a raggiungere le figure dominanti dei trafficanti internazionali del mercato illecito dell’arte. Le meticolose investigazioni svolte dai Carabinieri TPC hanno permesso di smantellare e neutralizzare i diversi sodalizi criminali che operavano principalmente nell’area etnea, fino ad estendere le proprie ramificazioni in Germania e Regno Unito. Le ricerche hanno portato anche al sequestro di notevole documentazione probatoria trovata nella disponibilità degli indagati, a dimostrazione delle loro attività illecite nel traffico di reperti archeologici, anche in ambito di contraffazione, nonché la documentazione contabile, a dimostrazione delle transazioni illecite correnti.

Le attività investigative ruotavano fin dall’inizio attorno alla figura di un ricettatore di reperti archeologici, che operava in località del versante sud-occidentale dell’Etna, già in passato interessato da vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto nella ricettazione di monete d’interesse archeologico.

Ordini di custodia cautelare in carcere (9 soggetti)

• ASERO Filippo: nato a Paternò il 10.10.1971, ivi residente.
• BOCCADIFUOCO Vincenzo: nato a Catania il 16.06.1969, ivi residente.
• CAMONITA Salvatore: nato a Paternò il 15.01.1975, ivi residente.
• ESPOSITO Giuseppe: nato a Paternò il 04.01.1956, ivi residente.
• INSOLIA Leandro: nato a Lentini il 30.11.1981, ivi residente.
• NICOTRA Michele Consolato: nato a Paternò il 22.09.1983, residente in Messina.
• PATERNO’ Gianfranco: nato in Germania il 04.04.1971, di fatto domiciliato in Ratingen (Germania).
• PRETIN Simone Adriano: nato a Gela il 31.01.1994, ivi residente.
• SAMBATARO Santo: nato a Roma il 28.03.1981, residente in Misterbianco.

Arresti domiciliari (14 soggetti)

• BONAVENTURA Salvatore: nato a Catania il 17.11.1961, residente in Firenze.
• DI MAURO Giuseppe: nato a Paternò il 30.01.1950, ivi residente.
• CAVALLARO Salvatore: nato a Paternò il 07.05.1981, ivi residente.
• DI DIO Fortunata: nata a Castel di Iudica il 21.01.1982, residente.
• FARANDA Domenico: nato a Catania il 01.11.1978, residente in Castel di Iudica.
• FARANDA Gaetano: nato a Catania il 31.05.1979, residente in Castel di Iudica.
• LO VERDE Enrico: nato a Catania 08.08.1971, ivi residente.
• MINNELLA Settimo Carmelo: nato a Catania il 16.07.1974, ivi residente.
• POP Sergiu Ionică: nato a Baia Mare (Romania) il 24.2.1993, residente in Lentini.
• STANCANELLI Vito: nato ad Acireale il 10.07.1956, residente in Paternò.
• STRANO Giuseppe: nato a Paternò il 06.02.1965, ivi residente.
• TOMASELLO Pietro: nato a Paternò il 14.05.1954, ivi residente.
• TOMASELLO Salvatore (classe 1957): nato a Catania il 04.01.1957, residente in Belpasso.

Un soggetto non identificato è menzionato come omesso/in esecuzione.

Obbligo di dimora con permanenza in casa (8 soggetti)

• CALVAGNA Filadelfio: nato a Paternò il 21.09.1982, ivi residente.
• CASTRO Giovanni: nato a Paternò il 10.09.1986, ivi residente.
• INSOLIA Massimiliano: nato a Lentini il 06.05.1982, residente in Carlentini.
• NICOTRA Adriano: nato a Paternò il 03.12.1990, ivi residente.
• PALUMBO Salvatore: nato a Paternò il 31.10.1993, ivi residente.
• PEZZINO Giuseppe: nato a Paternò il 01.12.1970, ivi residente.
• RAPISARDA Giuseppe: nato a Paternò il 10.07.1971, residente in Belpasso.
• SALVIA Francesco: nato a Paternò il 03.10.1961, ivi residente.

Obbligo di dimora semplice nel Comune di residenza (9 soggetti)

• BUCETI Giuseppe: nato a Messina il 28.1.1990, ivi residente.
• CHIARA Benedetto: nato a Paternò il 31.05.1939, ivi residente.
• INSINGA Giuseppe Salvatore: nato a Adrano il 24.10.1956, residente in Belpasso.
• LUCCA Massimo: nato a Augusta il 25.06.1961, ivi residente.
• PETRONIO Nicolò: nato ad Adrano il 31.01.1963, ivi residente.
• PORTALE Antonino: nato a Basilea (Svizzera) il 11.01.1966, residente in Giardini Naxos.
• ROTONDO Antonino Francesco: nato a Augusta il 08.01.1951, ivi residente.
• TOMASELLO Salvatore (classe 1967): nato a Paternò il 01.05.1967, ivi residente.
• VIOLA Giuseppe Sebastian: nato a Catania il 05.02.1985, residente in Santa Maria di Licodia.

Obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria (2 soggetti)
• BENFATTO Salvatore Romano: nato a Paternò il 16.08.1988, ivi residente.
• EMANUELE Alfio: nato a Lentini il 17.10.1964, ivi residente.

Sospensione dall’Esercizio di Imprese (1 soggetto)

• BERTOLAMI GIUSEPPE: nato a Roma il 30.03.1959, ivi residente.

L’indagine “Scylletium”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha portato all’emissione di 11 misure cautelari personali (2 in carcere e 9 agli arresti domiciliari). Le misure sono state eseguite in provincia di Crotone (9 misure, di cui 2 in carcere per i vertici del gruppo criminale) e nelle province di Catania e Messina (2 misure agli arresti domiciliari). Il gruppo criminale in Calabria era finalizzato alla commissione di reati archeologici per agevolare la cosca Rena di ‘ndrangheta, attiva in Isola di Capo Rizzuto (KR).

      

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