
La notizia è di quelle destinate a fare rumore, di quelle che possono provocare un vero terremoto nella politica siciliana e non solo.
Il deputato catanese Manlio Messina, leader di quella che è stata battezzata la ”corrente turistica” di Fratelli d’Italia in Sicilia, ha comunicato che lascia il partito di Giorgia Meloni, e forse anche la carica di deputato e la politica.
“Comunico la mia decisione di lasciare il partito Fratelli d’Italia e di rassegnare le dimissioni dal gruppo parlamentare.
Non aderirò ad altri partiti, né ora né in futuro.
Nei prossimi giorni valuterò con senso di responsabilità se proseguire il mio mandato parlamentare, continuando a sostenere il Presidente Giorgia Meloni e il suo Governo, oppure se concludere anticipatamente questa esperienza, lasciando anche il ruolo da deputato.
Un’esperienza intensa, che ha rappresentato la mia passione e il mio impegno più autentico verso la politica, a cui ho dedicato gran parte della mia vita.”
Con queste parole il deputato di FdI ha comunicato la sua decisione.
Manlio Messina, ex vice capogruppo alla Camera, era considerato una delle figure più vicine alla presidente del Consiglio, al punto che il giornalista Fabrizio Corona gli attribuì una relazione sentimentale proprio con la Meloni.
Per questo il giornalista catanese è stato querelato ed il processo a suo carico è in corso.
La notizia dell’abbandono del partito da parte dell’ex assessore al Turismo della Regione Siciliana arriva nello stesso giorno in cui il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno è stato sentito dal Collegio dei probiviri che dovrà decidere eventuali provvedimenti in relazione all’inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo a suo carico.
Lo scorso novembre, dopo lo scoppio del caso Auteri, dopo l’inchiesta della trasmissione televisiva di La7 Piazza Pulita, Messina era stato protagonista di un duro scontro con il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.
Tra i due, raccontano le cronache, erano volate parole grosse e qualche mese dopo, con la nomina del capogruppo Foti a Ministro, per la successione gli fu preferito il bolognese Galeazzo Bignami.
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