Alberto Trentini è un cittadino italiano di 46 anni, detenuto nelle carceri venezuelane dal 15 novembre del 2024 senza che contro di lui sia mai stata formulata alcuna accusa.
Trentini non è un attivista politico, non è un esponente vicino a nessuno schieramento politico.
È semplicemente un operatore umanitario, una persona che ha scelto di dedicare la propria vita ad aiutare gli altri in giro per il mondo, per fornire sostegno a persone che vivono in condizioni di emarginazione e disabilità.
Era arrivato in missione in Venezuela da qualche settimana, per la Ong Humanity & Inclusion, fondata a Lione nel 1982, quando è stato arrestato dalle autorità venezuelane e rinchiuso nel carcere di El Rodeo I, vicino. Caracas, dalla Direzione generale del controspionaggio militare.
Trentini è detenuto da oltre un anno in totale isolamento, non può contattare la famiglia, né avvocati, né rappresentanti consolari.
Solo in 15 maggio scorso, dopo sei mesi di detenzione, ha potuto contattare i familiari per rassicurarli sulle sue condizioni di salute.
Il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha dichiarato che l’Italia è attivamente coinvolta nel seguire il caso, tuttavia finora non si sono registrati progressi significativi e la situazione di Alberto rimane invariata.
Secondo le autorità internazionali, l’arresto di Alberto Trentini rientra negli intricati meccanismi della diplomazia degli ostaggi praticata dal regime venezuelano di Maduro, per ottenere concessioni diplomatiche e la riduzione delle pesanti sanzioni economiche che hanno messo in crisi l’economia del paese.
Il suo caso, tranne alcune iniziative di associazioni e di qualche testata giornalistica nazionale, non sta avendo in Italia la stessa attenzione di vicende simili.
Noi di Webmarte.tv, piccola testata di provincia, vogliamo unirci all’appello di chi chiede il suo rilascio immediato e la piena tutela dei suoi diritti fondamentali, di assicurare regolare assistenza consolare, legale e medica e permettere contatti regolari con i familiari, avvocati e rappresentanza consolare.
Lo sentiamo come un dovere civile verso il nostro connazionale e verso il mondo dell’impegno civile e della solidarietà.
Lanciamo un appello ai Comuni siciliani e della provincia di Siracusa in particolare, perché diano risalto alla vicenda per esercitare pressione, come avvenuto in altri casi, anche con l’esposizione di uno striscione nei palazzi istituzionali con la richiesta della liberazione di Alberto Trentini.
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