“La prima cosa bella che ho avuto dalla vita è il tuo sorriso giovane, sei tu …”
Sono parole della famosissima canzone portata al successo da Nicola Di Bari e dai Ricchi e Poveri nel 1970.
Parole che ci sono tornate alla mente nel vedere le immagini, nello scorso fine settimana, della marea di ragazzi e ragazze, accorsi da tutto il mondo nella spianata di Tor Vergata a Roma, per celebrare il loro Giubileo.
Erano oltre un milione e arrivavano da 150 paesi diversi.
Hanno cantato, ballato, giocato e pregato per una notte intera, incuranti perfino della pioggia.
Erano lì per un ideale comune, contro nessuno, per un unico grande emozionante abbraccio.
In quella spianata c’erano amicizia e solidarietà, valori oggi poco di moda, c’era la voglia di stare accanto l’uno all’altro, di sentirsi parte di una comunità.
Si inneggiava alla pace senza bruciare bandiere, si stava vicini per condividere un’esperienza e una speranza, indipendentemente dal paese e dalla cultura di provenienza, senza invocare le vendette del wokismo più radicale.
Erano lì perché credono che è possibile un mondo migliore, per regalare al mondo una speranza di pace e di futuro.
Avevano voglia di pregare, di ascoltare e di ascoltarsi più che di urlare.
Non erano lì per rivendicare qualcosa o per accusare qualcuno ma per accogliere e farsi accogliere.
In quella spianata c’era parte della gioventù migliore, quella che fa sperare nella possibilità di riscatto e di rinascita dei valori in una società, la nostra occidentale, sempre più corrotta dal miraggio di un benessere individuale senza valori condivisi, un’illusione che rischia di cancellare il senso stesso della comunità.
Papa Leone ha esortato quei giovani a pensare in grande.
“Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate”.
È stato il passaggio scelto da molte delle principali testate giornalistiche, che hanno pubblicato nei titoli solo la prima parte della frase, forse perché parlare di santità oggi è imbarazzante, poco opportuno, può apparire bigotto, quasi infantile.
“Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell’Ucraina, con quelli di ogni terra insanguinata dalla guerra
Miei giovani fratelli e sorelle, voi siete il segno che un mondo diverso è possibile: un mondo di fraternità e amicizia, dove i conflitti non si risolvono con le armi ma con il dialogo”.
Ci rimane il sapore di una cosa bella, uno squarcio di luce nel buio dei nostri giorni.
L’augurio è che quei giovani, e tanti altri con loro, possano contagiarsi e contagiarci, per aprire quello squarcio fino a illuminare di una luce nuova il nostro mondo.
Del resto questo è proprio il Giubileo della speranza.
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