È stato un giorno di festa per Augusta oggi, come lo è stato per tutte le città attraversate dalla fiamma olimpica nel suo tragitto che la porterà ad accendere il braciere delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina.
Quella di oggi è stata la 13ma delle 60 tappe italiane che porteranno il fuoco a Milano dove, il 6 febbraio 2026, accenderà il braciere Olimpico nel corso della cerimonia di inaugurazione.
Bene ha fatto il sindaco Di Mare a insistere perché la città fosse inserita tra le tappe del lungo percorso della fiamma, ed ha ben ragione di esserne orgoglioso.
Noi però siamo tornati, dopo aver assistito alla partecipatissima manifestazione, con un misto di emozione ed amarezza, quel sentimento che provi quando senti che un’occasione unica è stata sprecata.
Le Olimpiadi hanno un valore che va oltre lo sport, punta a unire i popoli, superare i confini illuminando la ricerca comune dell’umanità verso l’eccellenza e la pace.
Appropriarsi di valori così nobili per trasformare ogni evento nell’ennesimo carnevale, in cui si sacrificano all’altare del consumismo, merci, significati, sentimenti e storie, finisce per svuotare di senso ogni cosa, rendendola troppo simile ad ogni altra.
Dei 32 tedofori che oggi hanno portato la fiaccola lungo i 6 km e 400 m del percorso che ha attraversato tutta la città, solo una ragazza era di Augusta.
La scelta dei tedofori è stata fatta dal Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici Invernali, sulla base delle autocandidature proposte sul sito web.
Una scelta che sembra ispirata all’uno vale uno, che nello sport è del tutto priva di senso.
Se l’importante è partecipare, lo sport impone infatti impegno e sacrificio per raggiungere il risultato e non è giusto, a nostro avviso, non riconoscere il merito e il valore di chi porta in alto il prestigio di una comunità, di un territorio.
Ecco l’occasione persa. Ci sarebbe piaciuto che tra i tedofori ci fossero stati i protagonisti dello sport augustano che hanno tenuto alto il nome della città negli anni.
Ci sarebbe piaciuto vedere Antonio Scaduto, a destra nell’immagine di copertina, lo straordinario canoista vincitore della medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Pechino nel K2 1000m assieme ad Andrea Facchin.
Ci sarebbe piaciuto che i tantissimi bambini potessero chiedere “mamma, papà chi è?” per ricevere il racconto delle sue gesta sportive.
Così anche per gli altri due canoisti Francesco Mandragona e Vincenzo Damiata, protagonisti ai Giochi olimpici di Los Angeles nel 1984, nel K4 1000 m, esperienza che Mandragona ripeté 4 anni dopo a Seul.
Sarebbe stato bello vedere il passaggio del testimone, più che simbolico, tra chi le Olimpiadi le ha vissute e chi spera di viverle, come Simone Speranza, il giovanissimo “signore degli anelli” che il mese scorso a Manila, ai campionati del mondo giovanili di ginnastica, ha vinto due medaglie d’argento.
Ci sarebbe piacito che un tratto del percorso fosse stato affidato a Jano Mazziotta, per rendere il giusto omaggio al suo impegno incessante per lo sport a favore dei meno fortunati.
Come sarebbe stato bello assistere al passaggio di testimone tra Giuseppe Cappello, tennista con un passato straordinario e Marco Patania, il giovanissimo già protagonista di tornei internazionali.
O vedere Tore Albo, il professore che fu allenatore dell’Ortigia di pallanuoto in cui militavano campioni dello spessore del compianto Caldarella e di Sandro Campagna, oggi allenatore della nazionale, passare il testimone ad Alessandro Buscema, che si sta facendo strada nel difficilissimo mondo del nuoto nazionale.
Per non dire del maestro Borgia e di tanti altri.
Ci sarebbe piaciuta che quella di oggi fosse stata l’occasione per una passerella dello sport augustano, di ieri, di oggi e di domani, di cui siamo tutti orgogliosi.
Ma le scelte del Comitato organizzatore sono state altre.
Ricordiamo solo che la tappa di oggi è partita da Priolo Gargallo per attraversare Augusta, Carlentini e Lentini, Nicolosi fino sull’Etna dove “renderà omaggio” allo storico impianto Sibeg della Coca-Cola, tra i principali sponsor della manifestazione.
Pazienza, sarà per la prossima volta, o magari, per tanti di noi, per la prossima vita.
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