È tornato all’Ismett di Palermo, che dieci anni fa gli ha ridato la vita con un trapianto di rene e ha consegnato al centro la medaglia e la maglietta indossata ai World Transplant Games di Dresda, i mondiali dedicati agli atleti trapiantati, che si è svolta lo scorso agosto.
Questo il gesto dell’atleta Luca Sinagra che aveva solo 18 anni quando ha affrontato il trapianto.
Dopo i primi mesi di recupero, era riuscito a riprendere l’attività fisica, ma una serie di infezioni lo ha costretto a fermarsi, con un forte impatto sulla salute e sul morale.
“Ero arrivato a trascorrere giornate intere a letto – ha raccontato – finché la dottoressa Buscemi mi ha fatto capire che la sedentarietà era il vero nemico. Ho ricominciato piano, passo dopo passo, e ho riscoperto il piacere di muovermi. Lo sport mi ha restituito energia e fiducia”.
Quella ripartenza è diventata un traguardo.
“Allenarmi e gareggiare non è solo una sfida personale -ha aggiunto- è un messaggio per chi vive la mia stessa esperienza: il trapianto non è la fine, ma un nuovo inizio. Lo sport è vita, è salute, è libertà”.
La storia di Luca dimostra quanto l’attività fisica sia fondamentale per i pazienti trapiantati, non solo per il corpo ma anche per la mente.
La sua medaglia oggi è più di un riconoscimento sportivo: è il simbolo di resilienza, speranza e rinascita.
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