
Uno studio elaborato dalla dott.ssa Serenella Caravella, ricercatrice di Svimez, presentato qualche giorno fa a Roma, ha messo in evidenza il rapporto tra spopolamento e servizi scolastici essenziali e i possibili effetti del Pnrr.
In Italia tra il 2014-2024 la popolazione si è ridotta di 1,4 milioni, con un contributo diverso a seconda delle aree del Paese.
Nelle regioni più sviluppate il calo è stato di 290mila abitanti, in quelle in transizione di 166 mila e in quelle meno sviluppate di 918 mila.
Uniche regioni in cui il numero di abitanti è aumentato sono Lombardia (0,8‰), Emilia Romagna (0,4‰), Trento (+1,5‰) e Bolzano (+4,2‰).
In Sicilia negli ultimi dieci anni la popolazione è diminuita di oltre 260mila abitanti.
Il calo imputabile al saldo naturale è del 3,8‰, è solo parzialmente compensato da un saldo migratorio positivo dell’1,5‰.
Il Mezzogiorno perde la parte più giovane e dinamica, con oltre il 55% dei meridionali trasferiti al Nord ha un’età compresa tra 25-34 anni.
Chi rimane fa conti con un mercato del lavoro che offre troppo poco ai giovani.
Lo studio della ricercatrice dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, prevede che tra dieci anni, nel 2035, la Sicilia perderà 44.811 alunni delle scuole primarie, il 21% rispetto al numero attuale, l’equivalente di circa 2mila classi.
Saranno oltre mezzo milione in meno i bambini nella scuola primaria in Italia e di questi quasi 200mila al Sud.
Tra le cause che scoraggiano la genitorialità, c’è la carenza di asili nido e di strutture per l’infanzia, che consentano di gestire lavoro e maternità senza porle in alternativa.
La Sicilia è ultima in Italia tra le regioni per dotazione di posti negli asili nido.
Sono infatti 12 per ogni 100 bambini e di questi appena 6,8 in strutture pubbliche.
In questo l’investimento dei fondi del Pnrr per la realizzazione di asili nido, può essere determinante per contribuire in misura significativa a ridurre lo svantaggio territoriale e attenuare il disagio.
Le ricette proposte dallo studio di Serenella Caravella comprendono il riconoscimento del ruolo essenziale dell’istruzione per lo sviluppo socialmente e territorialmente inclusivo, e il ribaltamento della percezione comune di un pericolo immigrazione.
Secondo lo studio è necessario favorire l’inclusione per ridurre l’emigrazione dei giovani e attrarre nuove famiglie, in modo da spezzare il circolo vizioso tra spopolamento e rarefazione dei servizi pubblici essenziali.
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