
Nel corso di un’intervista al quotidiano La Sicilia in edicola oggi, il presidente della Regione Renato Schifani ha risposto ad alcune domande sulla crisi politica provocata dall’inchiesta sugli appalti truccati che coinvolge il leader della Dc Cuffaro ed altre 17 persone.
Definisce la revoca degli assessori Albano e Messina, entrambi Dc, “un atto dovuto, irrinunciabile e inevitabile”.
Sottolinea che si tratta di una scelta di carattere politico dovuta alla costatazione che nell’inchiesta sono coinvolti il fondatore del partito e il capogruppo all’Ars, e questo rende la presenza del partito nella giunta incompatibile sulla base dei già fatti accertati nell’inchiesta.
“Oggi la presenza della Dc in giunta confligge con i principi fondamentali di trasparenza che il mio governo si è sempre imposto”.
Schifani afferma di non avere mai preso in considerazione l’ipotesi dell’azzeramento della giunta, suggerita dal leader del Mpa Raffaele Lombardo.
“Sarebbe stato penalizzare chi stava lavorando bene.
Io sono per la continuità all’azione di questo esecutivo che sta operando con risultati che sono sotto gli occhi di tutti”.
Alla domanda se abbia preso in considerazione l’ipotesi di dimissioni, magari sul modello del presidente della Calabria Occhiuto, che appena ricevuto un avviso di garanzia si è dimesso per candidarsi ed essere rieletto subito dopo, Schifani risponde perentorio.
“Sono una persona che quando assume un impegno lo svolge fino in fondo.
Non vedo i motivi per cui dovrei portare i siciliani al voto, causando un’incomprensibile assenza di guida della Regione Siciliana esclusivamente per un fatto personale. Io sono una persona responsabile, fin quando ho una maggioranza vado avanti: se dovessi perderla, ne prenderei atto”.
Incalzato poi dall’intervistatore, che ricorda come rimangano in giunta l’assessora meloniana Amata, indagata per corruzione, e il vicepresidente leghista Sammartino a processo per corruzione, con il rischio che si applichino due pesi e due misure, Schifani risponde che non c’è una questione morale generalizzata.
“L’inchiesta coinvolge direttamente i vertici del partito e il suo fondatore, ipotizzando l’esistenza di un sistema di gestione finalizzato a commettere reati.
Ripeto: alla Dc vengono contestati reati di un “sistema partito” nei confronti dei cui vertici è stato richiesto l’arresto a causa della gravità degli elementi di accusa raccolti.
Gli altri sono comportamenti che fanno riferimento ai singoli assessori. Si tratta, quindi, di due livelli completamente distinti”.
Parole di approvazione per la scelta di Schifani arrivano dal Presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, di FdI anche lui coinvolto in una indagine per i finanziamenti regionali.
“Il presidente della Regione Renato Schifani ha voluto dare un segnale di discontinuità nel segno della trasparenza e della legalità, prendendo in maniera tranciante le distanze rispetto a quelle che sono ancora delle ipotesi.
Da quello che ho letto ha detto anche che qualora le cose dovessero evolversi in modo differente ci potrebbero essere anche dei ripensamenti.
Ad oggi dobbiamo pensare di portare a casa la finanziaria, potrebbe essere il terzo anno consecutivo che andiamo senza esercizio provvisorio non mi pare che ci siano dei precedenti in questo senso”.
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