Si è svolta stamattina la conferenza stampa nella quale il procuratore della Repubblica di Catania Francesco Curcio ha illustrato i dettagli dell’operazione contro il clan Scalisi di Adrano che ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 14 indagati.
Anche per il nuovo boss degli Scalisi, Pietro Lucifora, è scattata la custodia cautelare in carcere: voleva vendicare l’uccisione del figlio Nicolò, accoltellato durante una rissa tra giovani il 20 aprile 2025 a Francofonte.
Dopo pochi giorni era stato fermato un ragazzo che aveva confessato l’accoltellamento. Malgrado ciò, il reggente sarebbe stato determinato ad uccidere i responsabili, compreso il giovane in carcere.
Per uccidere i responsabili della morte del figlio, da Chieti sarebbe partito un commando di uomini armati; uno di loro avrebbe dovuto indossare una divisa da carabiniere finta e guidare un furgone senza Gps così da non essere rintracciato.
Nel corso delle perquisizioni domiciliari, sono state sequestrati 550 grammi di cocaina nell’abitazione di Lucifora, una pistola senza matricola nell’appartamento di un complice e due divise finte da carabiniere nel garage dello zio del giovane, Pietro Schilirò.
All’operazione delle forze dell’ordine hanno preso parte oltre 150 agenti delle Questure di Catania, Napoli, Caserta, Nuoro, Sassari, Pavia, Siracusa, Udine, Taranto e Chieti, con il supporto dei Reparti di Prevenzione Crimine di Catania, Palermo e Siderno.
Dalle indagini sarebbe emersa un’organizzazione criminale basata sulle comunicazioni tramite cellulari portati all’interno delle carceri illegalmente.
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