
Il Global Movement to Gaza Italia ha comunicato che non è ancora certa la data di partenza della Flotilla, che avrebbe dovuto partire all’alba di oggi per una missione umanitaria a favore del popolo palestinese.
“Come già annunciato, la nostra missione deve sincronizzarsi con le partenze dalla Tunisia.
Attendiamo informazioni dal coordinamento globale per poter poi comunicare l’orario esatto, nelle prossime ore.
Chiediamo a tutti gli italiani di supportare la nostra missione tenendo gli occhi puntati sul genocidio in corso e non su protagonismi e problematiche di singoli. Stando all’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO), entro la fine del mese il numero di persone ufficialmente in condizione di carestia a Gaza è destinato a salire a quasi 641.000 persone – quasi una su tre nell’intera Striscia”.
Intanto è scoppiata la polemica tra gli organizzatori e il quotidiano ‘Il Tempo’, che il Movement to Gaza Italia ha deciso di querelare per diffamazione nei confronti del nostro movimento e diffusione di notizie false, tendenziose sulla missione della Global Sumud Flotilla.
Il quotidiano ha accusato gli organizzatori di aver lasciato i propri giornalisti fuori dalla conferenza stampa tenutasi in Senato.
“A negarci l’accesso è stata la senatrice del Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino, sostenendo che per l’evento ci fosse ‘overbooking’ e che la sua segreteria per fornirci l’accredito in quell’istante non ci fosse.
Una frase che difficilmente abbiamo sentito per eventi che si svolgevano in Parlamento”.
A questo si è aggiunta la protesta della giornalista de ‘La Stampa’ Francesca Del Vecchio, che ha dichiarato di essere stata cacciata dalla Flotilla su cui era imbarcata, perché definita “giornalista pericolosa”.
“È un’etichetta che non pensavo mi si potesse attribuire, quando ho accettato di raccontare l’avventura della Global Sumud Flotilla verso Gaza. Ma è ciò che è successo e che ha comportato la mia espulsione dalla missione”.
Per la segretaria generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Alessandra Costante, “Cacciare i giornalisti è un errore”.
“Impedire loro di raccontare ciò che accade è una ferita alla democrazia e a tutto ciò per cui gli attivisti combattono.
Capisco le precauzioni, gli inviti a non svelare dati sensibili per evitare sabotaggi; non capisco invece impedire ai giornalisti di fare il proprio mestiere secondo coscienza. L’informazione deve poter essere libera ovunque e nei confronti di chiunque.
Questo pur condividendo con la collega della Stampa che la bontà della missione resta”.
Questa la risposta della Global Sumud Flotilla.
“Alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) rispondiamo che la libertà di stampa da noi non è, e non sarà mai, in discussione.
Chiediamo però di comprendere tre cose:
- La flotilla è innanzitutto una comunità di attivisti, siano essi giornalisti o personalità pubbliche. Le vulnerabilità e i pericoli a cui il nostro equipaggio è esposto, anche alla luce degli attacchi in Tunisia, obbligano a misure di sicurezza rigide, tese a garantire non solo l’incolumità dell’equipaggio, ma anche la fiducia reciproca, fondamentale su piccole barche e in situazioni di forte stress emotivo. Gli allontanamenti, infatti, sono stati decisi dai capitani e dagli equipaggi, proprio per la violazione di regole condivise (immaginiamo che se fossero state lesive della libertà di stampa i giornalisti non le avrebbero accettate all’origine);
- L’obiettivo della missione è consegnare aiuti umanitari ai gazawi attraverso un’iniziativa nonviolenta della società civile. Le altre cose sono tutte importanti, ma non possono rischiare di inficiare l’obiettivo;
- Sia i gruppi editoriali che i giornalisti indipendenti sono liberi di seguire la flotilla armando barche o utilizzando i mezzi che ritengono più opportuni per seguirla e raccontarne la cronaca da una prospettiva esterna. Alla luce del nostro obiettivo, non possiamo porre le esigenze dei giornalisti al di sopra di quelle dei gazawi. Perché la meta è Gaza, non il racconto della missione. Garantire l’incolumità dell’equipaggio, siano essi giornalisti, politici o attivisti, è la nostra priorità.
Proprio in questo ambito rientrano i controlli sui documenti, misura richiesta dalla Capitaneria di Porto di Augusta, per il riconoscimento delle credenziali di ciascuno, in aree molto frequentate da cittadini di svariate nazionalità, al fine di evitare possibili infiltrazioni esterne.
Allo stesso modo è stato chiesto ai partecipanti di procedere al riconoscimento attraverso un documento di identità, che è stato volontariamente consegnato al nostro team legale, per poi essere riconsegnato una volta ultimato il riconoscimento e la registrazione delle credenziali”.
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