Dopo la sentenza di primo grado del Tribunale di Siracusa che ha condannato al minimo della pena pecuniaria, con sospensione, il consigliere comunale Francesco La Ferla per diffamazione nei confronti del sindaco Giuseppe Di Mare, l’esponente politico prende la parola con una nota ufficiale per chiarire la sua posizione e annunciare battaglia legale.
Secondo il consigliere, i due post incriminati rappresentano una legittima espressione del diritto di critica politica e non hanno alcuna valenza diffamatoria: “Ho semplicemente espresso forti riserve sull’attività amministrativa del sindaco e sull’ispirazione complessiva delle sue scelte.
È un diritto garantito, soprattutto quando si tratta di decisioni che incidono sul bene pubblico”.
“Ho esercitato il mio diritto di critica politica”. Il consigliere comunale Francesco La Ferla annuncia ricorso in appello e respinge ogni accusa: “Scelte amministrative discutibili, no alla conciliazione
Nel comunicato, La Ferla sottolinea di aver già presentato ricorso in appello alla Corte d’Appello di Catania, allegando un atto definito “ampio e circostanziato”, in cui si denunciano “numerosi vizi sostanziali e formali” nella sentenza di primo grado.
Tra i punti critici indicati, la mancata considerazione di testimonianze ritenute fondamentali per contestualizzare le sue dichiarazioni, in particolare in merito a episodi di “cementificazione incontrollata” e “sospetti di clientelismo” legati ad alcune delibere.
“Confido che un più attento esame ristabilirà la corretta verità giudiziaria”, afferma, sottolineando l’importanza di tutelare la libertà di espressione e il diritto di critica verso chi riveste ruoli pubblici.
Infine, il consigliere ha anche spiegato di aver rifiutato ogni ipotesi di conciliazione con il sindaco, una scelta che, a suo dire, avrebbe potuto alleggerire il peso economico e personale della vicenda, ma che avrebbe compromesso “l’indipendenza di giudizio necessaria nell’esercizio del proprio mandato elettivo”.
La vicenda ora passa alla Corte d’Appello, che sarà chiamata a pronunciarsi nei prossimi mesi.
Nel frattempo, il caso alimenta il dibattito sui limiti tra critica politica e diffamazione nel confronto pubblico locale.
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