
È ancora vivo il ricordo del denso fumo nero che lo scorso 5 luglio ha avvolto l’impianto di stoccaggio rifiuti della Ecomac, ad Augusta.
Un incendio violento, l’ennesimo, che ha nuovamente fatto scattare l’allarme ambientale in una zona già martoriata da anni di emergenze sanitarie ed ecologiche.
Sulla vicenda interviene Natura Sicula.
Sull’accaduto è stata aperta un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica, che sta lavorando per accertare le cause del rogo e soprattutto per capire se si sia trattato di un evento doloso o colposo.
Ma oltre a chiarire la dinamica, l’attenzione degli inquirenti si concentra anche sul rispetto delle normative e delle prescrizioni previste per la gestione dell’impianto.
“La preoccupazione – dice Fabio Morreale, presidente di Natura Sicula Siracusa – è alimentata dal fatto che non si tratta del primo episodio: un incendio simile aveva già colpito lo stesso sito nel 2021.
Da allora erano state imposte ben 45 prescrizioni con il decreto autorizzativo numero 1092 del 9 ottobre 2020, emanato dal Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti, per garantire condizioni di sicurezza minime per l’esercizio dell’impianto.
Misure stringenti, che prevedevano tra l’altro la copertura delle aree esterne adibite allo stoccaggio dei rifiuti, la separazione in settori, l’identificazione chiara dei materiali, distanze di sicurezza e limiti all’altezza dei cumuli.
Era inoltre richiesto l’utilizzo di setti divisori per ridurre il rischio di propagazione delle fiamme.
La vigilanza sul rispetto di queste prescrizioni era affidata al Libero consorzio comunale di Siracusa.
Secondo quanto emerso, tra i materiali stoccati vi erano rifiuti potenzialmente molto pericolosi: carta, plastica, toner esausti, elettroliti di batterie, tubi fluorescenti e componenti contenenti mercurio e clorofluorocarburi.
Tutti elementi altamente infiammabili, che impongono severi protocolli di sicurezza.
“Ora – sottolinea Morreale – la domanda che molti si pongono è se tali misure siano state realmente applicate e se i controlli previsti siano stati effettuati con la dovuta attenzione.
Le comunità locali, intanto, esprimono forte preoccupazione per l’impatto ambientale dell’incendio, la cui nube tossica ha raggiunto almeno nove centri abitati, contaminando aria, acqua e suolo.
I cittadini e le associazioni chiedono chiarezza, ma soprattutto responsabilità.
«Lo chiedemmo tre anni fa, lo ribadiamo oggi», è il messaggio che arriva da chi vive sul territorio e teme che eventi simili possano ripetersi.
Toccherà ora alla magistratura fare luce sull’accaduto, accertare eventuali omissioni e, se necessario, individuare i responsabili.
“Ci auguriamo – conclude il presidente di Natura Sicula – che il lavoro della Procura faccia chiarezza sul rispetto delle prescrizioni, ma anche sulle cause, sui controlli, e sui responsabili di questo evento la cui nube tossica ha avvelenato l’aria, l’acqua e il suolo di nove centri abitati.
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