Dopo l’attacco di stanotte dell’aviazione americana ai siti nucleari iraniani, è stato elevato il livello di allerta nelle basi di Aviano e Sigonella.
Nelle due basi sono stati rafforzati i dispositivi messi in campo per garantire la sicurezza dei militari.
Il ministro dell’Interno Piantedosi ha riunito al Quirinale il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza: confermata la massima allerta sugli obiettivi sensibili e nelle basi americane in Italia.
Sensibilizzate anche le misure attorno al Vaticano e per il Giubileo.
Le Forze Armate americane utilizzano la scala FPCON, o Force Protection Condition, un sistema che indica il livello di minaccia e le relative misure di sicurezza da adottare.
I livelli sono cinque: Normal, Alpha, Bravo, Charlie e Delta.
Ogni livello definisce il grado di prontezza e le misure di sicurezza da implementare per proteggere personale, installazioni e mezzi militari da potenziali attacchi terroristici, particolarmente in contesti operativi.
Il livello è stato portato da Bravo a Charlie, un’allerta che indica la presenza di una minaccia imminente o l’attacco è già in corso, e richiede un livello di allerta molto alto con misure di sicurezza drastiche.
L’allerta interessa il personale, gli uffici, i materiali e gli hangar statunitensi nella base, che dovranno ora rispettare una serie di accorgimenti e limitazioni, sia all’interno della base che all’esterno.
Il massimo livello di allerta è Delta, che indica la presenza di una minaccia specifica e imminente, con l’adozione di misure di sicurezza massime e prontezza all’azione.
All’interno della base di Sigonella, sono presenti diverse strutture militari.
Nell’aeroporto, il cui comando è italiano, sono di stanza il Quarantunesimo Stormo Antosom e l’Undicesimo Reparto Manutenzione Velivoli dell’Aeronautica militare italiana, oltre ad assetti e personale Nato.
A Sigonella è ospitata anche la Naval Air Station della Marina militare degli Stati Uniti, che ospita 5 mila militari delle diverse forze armate degli Stati Uniti.
Dalla base statunitense partono con frequenza quasi giornaliera i droni Global Hawk impegnati nella sorveglianza del Mar Nero e della Crimea. Le missioni si sono intensificate con l’invasione russa dell’Ucraina.
In più, gli aerei e il personale della Nas americana sono coinvolti nel pattugliamento del traffico navale e aereo nel Mediterraneo dell’est.
Il ministro degli Esteri Tajani ha assicurato che “nessun aereo è partito dall’Italia per colpire l’Iran e non c’è stata nessuna richiesta da parte degli Stati Uniti in tal senso”.
Per il sorvolo dello spazio aereo italiano da parte degli aerei americani, come per l’utilizzo delle basi militari per rifornimento e supporto logistico, in caso di operazioni militari, è infatti necessaria l’autorizzazione da parte del ministero della Difesa, che deve successivamente informare il Parlamento.
Secondo gli esperti militari, in caso di una intensificazione delle operazioni militari statunitensi in Iran, la più probabile di partenza per gli arei dovrebbe essere quella di Diego Garcia nell’Oceano Indiano.
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