
A pochi giorni da una precedente denuncia, il sindacato Fsa-Cnpp torna a lanciare l’allarme sulla drammatica situazione delle carceri siciliane, in particolare quelle di Siracusa e Augusta.
La lettera, indirizzata al ministro della Giustizia, al Capo del Dap e, per conoscenza, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, descrive scenari da bollettino di guerra: detenuti che sequestrano agenti, sezioni occupate e aggressioni fisiche gravi.
Il punto di rottura è arrivato tra il 14 e il 16 settembre: a Siracusa, due agenti sono stati sequestrati durante un grave disordine interno, mentre a Augusta un altro agente è stato aggredito senza apparente motivo, riportando fratture a braccio e polso.
“La situazione è rientrata solo dopo ore, grazie all’arrivo di rinforzi da altri istituti”, si legge nella nota.
Il sindacato denuncia l’inerzia del Provveditorato regionale e dell’Amministrazione centrale, colpevoli – secondo la sigla – di non aver autorizzato l’intervento del Gir, il Gruppo di Intervento Rapido della Polizia penitenziaria, addestrato per situazioni critiche.
“È assurdo creare reparti speciali e poi non utilizzarli nemmeno in condizioni di emergenza conclamata”, tuona il sindacato.
Il sindacato Fsa-Cnpp chiede: un piano straordinario di assunzioni nella Polizia penitenziaria, attraverso arruolamenti eccezionali o scorrimento di graduatorie esistenti; l’impiego preventivo e non solo risolutivo dei Gir; una riforma urgente del sistema penitenziario, a rischio “collasso totale”.
Viene anche avanzata una proposta alternativa all’uso del controverso Taser: il ricorso a dispositivi “PepperBall”, presentati come strumento meno letale, efficace anche in contesti con alta concentrazione di detenuti.
Il tono della lettera è duro e disilluso.
“Non chiediamo passerelle o pacche sulle spalle”, scrive il segretario generale, Giuseppe Di Carlo, “ma strumenti adeguati per poter garantire la sicurezza nei penitenziari. Altrimenti, tanto vale ribattezzare il nostro corpo in ‘Polizia Detenuta nei Penitenziari’, visto che chi entra in servizio non sa quando potrà uscire”.
Un grido d’allarme che difficilmente potrà essere ignorato ancora a lungo.
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