Le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso presentato da un gruppo di migranti a cui, dal 16 al 25 agosto del 2018, dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, fu impedito di sbarcare dalla nave Diciotti della Guardia Costiera che li aveva soccorsi in mare.
Nell’istanza si chiedeva la condanna del Governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali determinati nei profughi dalla privazione della libertà.
Il collegio ha rinviato al giudice di merito la identificazione del danno di fatto, condannando però il Governo.
Era il 16 agosto del 2018 quando la nave Ubaldo Diciotti della guardia costiera italiana soccorse 190 persone, tra cui 37 minori e 10 donne, su un barcone alla deriva che imbarcava acqua, al largo di Malta.
Al momento dell’approdo, al comandante della nave Diciotti fu però impartito l’ordine, direttamente dal ministero dell’Interno, di non far sbarcare le persone ospitate a bordo.
I migranti lasciarono la nave solo il 26 agosto, dopo dieci giorni dal soccorso.
Per la vicenda, il Tribunale dei ministri di Palermo indagò l’allora ministro dell’Interno Salvini per sequestro di persona ritenendo illegittimo il trattenimento dei profughi sull’imbarcazione italiana.
Il caso fu poi trasmesso a Catania per competenza territoriale e la Procura etnea chiese l’archiviazione.
Il tribunale dei ministri locale la respinse chiedendo al Senato l’autorizzazione a procedere per il leader della Lega.
Al governo era la maggioranza M5S-Lega e la Giunta per le Autorizzazioni a procedere del Senato votò contro.
“L’obbligo del soccorso in mare corrisponde ad una antica regola di carattere consuetudinario, rappresenta il fondamento delle principali convenzioni internazionali, oltre che del diritto marittimo italiano e costituisce un preciso dovere tutti i soggetti, pubblici o privati, che abbiano notizia di una nave o persona in pericolo esistente in qualsiasi zona di mare in cui si verifichi tale necessità e come tale esso deve considerarsi prevalente su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare.”
Così i giudici della Cassazione nella sentenza di condanna del governo, che escludono “che il rifiuto dell’autorizzazione allo sbarco dei migranti soccorsi in mare protratto per dieci giorni possa considerarsi quale atto politico sottratto al controllo giurisdizionale”.
“Si è in presenza, piuttosto di un atto che esprime una funzione amministrativa da svolgere, sia pure in attuazione di un indirizzo politico, al fine di contemperare gli interessi in gioco e che proprio per questo si innesta su una regolamentazione che a vari livelli, internazionale e nazionale, ne segna i confini.
Le motivazioni politiche alla base della condotta non ne snaturano la qualificazione, non rendono, cioè, politico un atto che è, e resta, ontologicamente amministrativo.
Non vi è dunque difetto assoluto di giurisdizione”.
Dura la reazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per la quale “la Cassazione afferma un principio risarcitorio opinabile”.
“In sostanza, per effetto di questa decisione, il Governo dovrà risarcire – con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse – persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano”.
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