Il carcere di Cavadonna è al limite del collasso.
A lanciare l’allarme è una lettera inviata dal Fsa /Cnpp/Spp, sindacato della Polizia penitenziaria alle autorità governative competenti, nella quale si denuncia una situazione ormai diventata “insostenibile” per il personale in servizio nella casa circondariale di Siracusa.
Secondo quanto riportato, la struttura penitenziaria sarebbe ormai “quasi totalmente affondata”, a causa di una serie di criticità che mettono a rischio non solo la sicurezza dell’istituto ma anche la salute psicofisica degli agenti.
Tra i principali problemi evidenziati spicca la gravissima carenza di organico, soprattutto nei ruoli di agenti, assistenti e ispettori.
Una situazione che costringe il poco personale rimasto a coprire più turni e mansioni contemporaneamente, spesso rinunciando a riposi settimanali, ferie e perfino alla possibilità di consumare un pasto in condizioni dignitose.
Il quadro si aggrava ulteriormente con la mancanza di provvedimenti disciplinari nei confronti dei detenuti autori di aggressioni verbali e fisiche.
“Capita – si legge nella nota a firma di Corrado Lorenzano, Giuseppe Mandurino e Massimiliano Di Carlo, rispettivamente segretari locale, provinciale e nazionale del Cnpp – che i colleghi aggrediti siano costretti a tornare a lavorare nelle stesse sezioni dove si trovano i loro aggressori”, in assenza di trasferimenti o misure restrittive previste dalle circolari del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap).
Questo alimenta un “senso di impunità” tra i detenuti e un “senso di impotenza e frustrazione” tra gli agenti.
Anche la dirigenza interna soffre: il ruolo degli Ispettori è coperto da appena due persone, costrette ad abbandonare i propri incarichi per sopperire alle necessità della sorveglianza generale.
In certi casi, secondo la denuncia, compiti delicati vengono affidati persino a personale non adeguatamente qualificato.
Il risultato è una condizione lavorativa al limite, che ha già portato numerosi agenti a chiedere l’uscita dal servizio per motivi di salute, o addirittura a lasciare il Corpo.
Il sindacato parla apertamente di “forte stress e malcontento diffuso” e chiede al governo un intervento immediato.
Tra le richieste: un rafforzamento urgente dell’organico, anche tramite arruolamenti straordinari e scorrimento delle graduatorie, l’applicazione puntuale delle sanzioni previste per i detenuti violenti, il ripristino delle condizioni minime di sicurezza e dignità per gli operatori penitenziari.
La lettera è indirizzata anche al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e agli altri organi di governo competenti, con l’invito a restituire “legalità, ordine, sicurezza e disciplina” negli istituti penitenziari italiani.
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