Era l’ultimo tassello che mancava per poter in qualche modo considerare risolta la crisi provocata dalla vicenda della raffineria Isab di Priolo, che ha tenuto con il fiato sospeso l’intera comunità che vive intorno al polo industriale del siracusano.
Ieri, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, hanno firmato il decreto interministeriale che definisce le misure per il bilanciamento tra le esigenze di continuità produttiva degli stabilimenti della società ISAB e gli obiettivi di salvaguardia dell’occupazione, tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente.
Come è noto la raffineria di Priolo da maggio è di proprietà del fondo cipriota G.O.I. Energy Limited, che l’ha acquista dai russi di Lukoil, che ne era proprietaria attraverso la controllata Litasco S.A..
La vendita era arrivata dopo il via libera del Consiglio dei Ministri di metà aprile, a conclusione dell’istruttoria sull’accordo di vendita siglato tra le due società il 9 gennaio.
Dopo il Dpcm con il quale il Governo ha dichiarato gli stabilimenti Isab di interesse strategico nazionale, il decreto firmato ieri era l’ultima tessera che mancava al complesso mosaico per risolvere la delicata questione.
Il decreto riguarda nello specifico l’attività degli impianti di depurazione dell’Isab di Priolo.
Tra le prescrizioni imposte dal Governo alla nuova proprietà, una riguardava infatti la realizzazione di un impianto autonomo di depurazione dei reflui prodotti nel ciclo industriale.
Nel provvedimento sono definiti gli interventi necessari per risolvere le questioni ambientali relative agli impianti di depurazione consortile gestiti dalla Società I.A.S. e dalla Società Priolo Servizi.
La vicenda della vendita della raffineria Isab, che per un anno ha tenuto in ansia le comunità che vivono intorno al polo petrolchimico, per le conseguenze economiche e occupazionali che avrebbe provocato l’interruzione delle attività della raffineria sull’intero comparto industriale, si è infatti intrecciata con quella del depuratore Ias.
Il depuratore consortile è infatti ancora sottoposto al sequestro giudiziario da parte del GIP di Siracusa disposto il 15 giugno 2022, con l’accusa di disastro ambientale.
A dicembre dello scorso anno, la Regione aveva sospeso e avviato il procedimento di revoca dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata con Decreto dell’Assessore al Territorio e Ambiente, l’11 luglio 2022.
Il decreto interministeriale firmato ieri prevede che gli stabilimenti Isab dovranno assicurare il rispetto dei valori limite di emissione per i metalli nelle acque reflue recapitate al depuratore consortile gestito da IAS e da Priolo Servizi, che a sua volta dovrà assicurare il rispetto dei valori limite massimi annuali per i parametri riguardanti gli idrocarburi totali, fenoli e solventi organici aromatici.
Entro 36 mesi ISAB e Priolo Servizi dovranno effettuare gli interventi necessari all’adeguamento degli impianti di trattamento delle acque di scarico, nonché realizzare quelli finalizzati al riutilizzo delle acque reflue.
Il costante monitoraggio delle misure e delle attività previste è affidato all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), con il supporto dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (ARPA) della regione Siciliana.
Il decreto firmato ieri, prevede che gli impianti di depurazione rimangano in esercizio, nel rispetto delle autorizzazioni ambientali regionali.
Al Presidente della Regione Siciliana, anche attraverso un proprio delegato, è affidato il coordinamento delle attività necessarie per il finanziamento, la progettazione ed la realizzazione delle opere necessarie.
Il Presidente si avvarrà di un tavolo tecnico istituito con Mase, Mimit e Mit, Ispra e l’Arpa territorialmente competente.