Qualche giorno dopo l’annuncio dell’accordo per la realizzazione di un hub dell’idrogeno verde, notizie di tutt’altro tenore per il futuro della raffineria di Priolo arrivano da un articolo del Financial Times, uno dei più prestigiosi quotidiani di informazione economica al mondo, dal titolo emblematico: “La più grande raffineria italiana in crisi a tre anni dalla vendita da parte della russa Lukoil”.
Secondo l’articolo, sarebbe infatti in corso uno scontro tra GOI Energy, proprietaria di Isab srl, acquistata nel 2023 da Lukoil, e Trafigura, la società svizzera specializzata nella compravendita di strumenti finanziari nel settore petrolifero, che deve garantire le forniture di greggio alla raffineria e provvedere al necessario livello di capitale circolante.
Ricordiamo che la vendita della raffineria di Priolo fu perfezionata a maggio 2023, solo dopo il via libera del Consiglio dei Ministri, a conclusione dell’istruttoria sull’accordo di vendita che le due società avevano siglato il 9 gennaio dello stesso anno.
Il closing dell’operazione fu infatti effettuato dopo alcuni approfondimenti nell’istruttoria effettuata in base alla normativa sulla golden power dagli uffici del Governo.
Sull’identità degli azionisti è però rimasto il mistero, dal momento che né GOI né il governo l’hanno mai rivelata.
Secondo i termini dell’accordo con GOI, Trafigura avrebbe pagato al socio cipriota una commissione anticipata di 30 milioni di euro per rifornire l’impianto di petrolio greggio e vendere il prodotto raffinato per 10 anni.
Per il Financial Times, sarebbe ora in corso una lotta interna che potrebbe addirittura minacciare la sopravvivenza dell’impianto.
Sulla base di documenti che gli autori dell’articolo sostengono di avere visionato, il maggiore investitore nel fondo di controllo di GOI, Argus, al momento della transazione era George Economou, un magnate greco la cui TMS Tankers era una delle maggiori compagnie di trasporto marittimo di petrolio russo dopo l’invasione totale dell’Ucraina del 2022.
Economou avrebbe investito nella raffineria insieme a Steinmetz e all’ex dirigente di Trafigura Michael Bobrov.
Nell’articolo si racconta di come i rapporti tra i tre si siano inaspriti a causa di questioni finanziarie e dei termini dell’accordo firmato con Trafigura.
Economou accuserebbe Trafigura di essere responsabile dei problemi della raffineria, a causa dell’accordo di fornitura e prelievo eccessivamente favorevole al gruppo commerciale, che permetterebbe alla società svizzera di proteggere i propri profitti nonostante le difficoltà dell’impianto, che opera in perdita.
Secondo Trafigura, invece la raffineria necessiterebbe di maggiori investimenti per ammodernare le operazioni in un contesto di mercato difficile.
L’aumento dei costi operativi delle raffinerie, dovuto all’aumento dei prezzi del gas e delle compensazioni di carbonio, stanno infatti incidendo sui margini di profitto in tutta Europa, rendendo difficile per tutte le raffinerie, tranne quelle più efficienti, raggiungere il pareggio di bilancio.
Intanto si levano critiche al governo per aver approvato la vendita, a Goi Energy, nonostante i suoi maggiori investitori non avessero esperienza nella proprietà o gestione di raffinerie.
Secondo Alan Gelder, vicepresidente dei mercati della raffinazione, dei prodotti chimici e del petrolio di Wood Mackenzie, fornitore globale di dati e analisi per la transizione energetica, “col senno di poi, si potrebbe dire che il governo italiano avrebbe dovuto scegliere un’alternativa alla vendita a GOI Energy”,
“Queste attività ad alta intensità di capitale richiedono ingenti investimenti, ma presentano flussi di cassa volatili, quindi la solidità finanziaria dell’acquirente è un elemento chiave”.
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