Un sequestro preventivo da oltre 3,8 milioni di euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Catania nei confronti della Messaggerie Logistica Sicilia S.r.l., società attiva nel settore della logistica e operante con importanti realtà della Grande Distribuzione Organizzata in Sicilia.
Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, la società capofila avrebbe beneficiato di servizi di manodopera da parte di almeno otto società formalmente autonome ma in realtà riconducibili a un unico centro di controllo. Queste imprese – costituite in forma di cooperative o S.r.l. – avrebbero sistematicamente evaso IVA e contributi previdenziali, generando un giro di fatture false per oltre 22 milioni di euro.
Le imprese coinvolte, tra cui LA Service, S.T.S. S.r.l., A.T.G. Logistica, Giesse Service e Just Service, si sarebbero avvicendate nel tempo, trasferendo il personale da una società all’altra per eludere i controlli e gli obblighi fiscali.
I reati contestati comprendono l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta, omesso versamento dell’IVA e bancarotta fraudolenta. Gli inquirenti ritengono che la Messaggerie Logistica Sicilia S.r.l., pur priva di una forza lavoro autonoma, abbia utilizzato lavoratori assunti dalle società “serbatoio”, mascherando l’effettiva natura dell’appalto come semplice fornitura di manodopera.
Al vertice del sistema, secondo le indagini, ci sarebbe Susanna Calió, formalmente dipendente ma di fatto dominus operativo della rete societaria, nonché moglie del legale rappresentante Fabio Gaetano Valenti.
Entrambi sono accusati di aver orchestrato l’intero meccanismo con la complicità del precedente amministratore Aurelio Valenti e di una serie di “prestanome” usati per coprire la gestione delle imprese satellite.
Le dichiarazioni raccolte da una trentina di dipendenti avrebbero confermato l’assenza di una reale organizzazione aziendale da parte degli amministratori formali, descritti come figure di facciata senza potere decisionale. I contratti di appalto, ritenuti simulati, servivano unicamente a coprire l’utilizzo illecito della manodopera.
Il sequestro di 3,8 milioni di euro, pari al profitto illecito derivante dall’IVA indebitamente detratta, rappresenta solo uno dei passaggi di un’inchiesta che potrebbe allargarsi ulteriormente.
“Questa operazione – sottolinea la Procura – rientra in un più ampio impegno per la tutela della finanza pubblica e delle imprese oneste, contrastando modelli di evasione che falsano il mercato e danneggiano i lavoratori.” Una volta definitivamente confiscati, i proventi dell’evasione saranno destinati al sostegno di interventi economici e sociali.
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