Il Cga ha ritenuto illegittima l’Ordinanza del Presidente e ha condannato la Regione a risarcire al bimbo la somma di 200 euro per ognuno dei cinque giorni in cui gli fu negato il diritto di giocare all’aperto.
Errore, il gruppo non esiste! Controlla la tua sintassi! (ID: 44)Con una sentenza del 23 marzo scorso, ma pubblicata solo pochi giorni fa, il Cga ha riconosciuto il diritto di un bambino, che allora aveva poco più di dieci anni, di giocare all’aperto anche durante il lockdown del 2020.
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa ha riconosciuto che l’Ordinanza emessa dall’allora presidente della regione Nello Musumeci l’11 aprile 2020, il giorno dopo il Dpcm del presidente del Consiglio Conte che determinò il lockdown per fermare la pandemia da Covid, ha prodotto al bambino un danno non patrimoniale, e ha condannato la Regione al pagamento della somma di 1.000 euro, 200 euro per ciascuno dei cinque giorni del divieto, oltre alla spese processuali.
Errore, il gruppo non esiste! Controlla la tua sintassi! (ID: 42)Nella articolata sentenza, il Cga ha accolto la tesi dei genitori del bimbo, che nel ricorso hanno sostenuto che al bambino è stata imposta una “permanenza domiciliare assoluta”, di fatto un provvedimento equiparabile agli arresti in casa.
Il massimo organo di giustizia amministrativa ha riconosciuto l’illegittimità delle restrizioni aggiunte dalla Regione a quelle previste nel Dpcm, perché non supportate, emessa il giorno dopo il Dpcm, da un sopravvenuto aggravamento del rischio sanitario, “senza peraltro menzione di alcun evento ecatombale che in ipotesi si sia verificato in tali poche ore”.
Nelle premesse dell’ordinanza si legge infatti come nella regione “sia apprezzabile una diffusione del contagio inferiore rispetto ad altre parti del territorio nazionale”.
Il Cga ha in particolare ha sancito l’illegittimità della parte dell’ordinanza in cui era imposto il divieto per la popolazione sana, in particolare per quella minorenne, di uscire da casa anche per svolgere, nei pressi di essa, “attività sportiva e motoria”.
In pratica una sorta di accanimento non giustificato dalle reali esigenze sanitarie.