Continuiamo così: facciamoci del male!
È la celebre battuta di Nanni Moretti nel film Bianca, che sembra adatta a definire il clima nel Pd siciliano alla vigilia del congresso regionale.
Non è questione di lana caprina ma di sostanza, quella che è alla base della guerra feroce, combattuta a colpi di ricorsi e dichiarazioni, che sta dilaniando il Partito democratico siciliano.
Oggetto dello scontro è la regolarità della votazione dell’assemblea regionale del partito dello scorso 27 gennaio, quando fu approvato il regolamento del congresso che prevede che ad eleggere il segretario regionale siano gli iscritti, e non anche gli elettori e i simpatizzanti le primarie aperte, come chiedono gli oppositori dell’attuale segretario Anthony Barbagallo, vicino a Elly Schlein, che al momento è anche l’unico candidato in corsa per la segreteria.
Quella riunione si svolse in un clima infuocato e si concluse tra insulti, urla e perfino qualche spintone.
Il gruppo che si oppone a Barbagallo è formato da esponenti di primo piano del partito in Sicilia, tra cui alcuni deputati regionali, e tra questi Fabio Venezia, il presidente della Commissione antimafia all’Ars, Antonello Cracolici, il siracusano Tiziano Spada e Giovanni Burtone e l’europarlamentare Giuseppe Lupo.
Alla base della contestazione ci sono le accuse sulla irregolarità della votazione del regolamento per il congresso.
Secondo i contestatori del segretario, alla votazione dell’assemblea regionale avrebbero votato, a distanza, anche alcuni componenti non identificati, alcuni non aventi titolo in quanto non componenti dell’assemblea e perfino un defunto.
Nel tentativo di pacificare il clima, la segretaria nazionale Elly Schlein ha inviato in Sicilia il deputato calabrese Nico Stumpo, nominato commissario straordinario per il congresso.
Ma il tentativo non ha prodotto gli effetti sperati.
Si rimane in attesa dell’esito dei ricorsi presentati, alcuni dei quali puntano all’annullamento della votazione per le irregolarità denunciate, altri invece all’annullamento del regolamento del congresso perché privo del parere obbligatorio della commissione regionale di garanzia, che provocherebbe l’annullamento dell’intero percorso congressuale.
E qui la vicenda sfiora il grottesco, con un gioco a rimpiattino assolutamente straordinario.
Non si capisce infatti chi deve esprimersi sui ricorsi.
La Commissione nazionale di garanzia aveva indicato la Commissione regionale come organo competente a decidere.
Ma la Commissione ha a sua volta girato la patata bollente al commissario ad acta per il congresso Stumpo,
A sua volta Stumpo, ha rimesso la questione ancora una volta a Roma, sostenendo che il suo ruolo riguarderebbe esclusivamente l’applicazione del regolamento congressuale, e non avrebbe la competenza ad esprimersi sulla legittimità della sua approvazione.
Ma la Commissione nazionale ha ancora una volta ribadito che “La competenza sui ricorsi presentati appartiene alla Commissione regionale di garanzia, in base all’articolo 47 dello Statuto”.
In tutto questo domina il silenzio della segretaria nazionale Elly Schlein, lo stesso silenzio che era stato denunciato dal presidente della Commissione antimafia all’Ars Cracolici nell’annunciare la rinuncia alla sua candidatura alla segreteria.
La vicenda è talmente appassionante che quasi dimenticavamo che, oltre a quello di definire gli organigrammi interni, il compito di un partito politico quello di presentare agli elettori una proposta di governo, anche attraverso alleanze con altri partiti.
Ma per tutto questo ci sarà tempo. Immaginiamo.
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